Anziana 74enne violentata in casa di riposo, chiesta condanna di 6 anni per l'operatore socio sanitario

Giovedì 17 Settembre 2020 di Davide Piol
Una vittima di violenza sessuale
Sei anni di reclusione. È la condanna chiesta dal pubblico ministero Simone Marcon per Davide Barresi, 51enne operatore socio sanitario originario di Catania e nato a Torino, accusato di aver violentato un’anziana e disabile psichica in Rsa ad Agordo, dove lui lavorava all’epoca dei fatti. Barresi è difeso dall’avvocato Valentina Mazzucco. Mentre la vittima, una 74enne che ha al suo fianco anche un curatore (il legale Stefano Bettiol), si è costituita parte civile con l’avvocato Valentina Gatti.
FASE CHIUSA
L’istruttoria è stata chiusa ieri mattina, in Tribunale a Belluno, dopo quasi cinque ore in cui sono stati ascoltati gli ultimi testi. Dieci per la precisione: i carabinieri che avevano svolto le indagini, alcuni operatori della Rsa di Agordo, l’educatrice-psicologa dell’anziana, il direttore della struttura, il consulente del pubblico ministero, ossia il medico psichiatra Tullio Franceschini, e il curatore Stefano Bettiol. Mentre l’anziana era già stata ascoltata in sede di incidente probatorio con il giudice delle indagini preliminari Enrica Marson. L’udienza è terminata con la requisitoria del pm che ha chiesto il minimo della pena previsto per il reato di violenza sessuale, ossia sei anni di reclusione (il massimo è dodici anni).
GLI EPISODI
Sarebbero tre gli episodi contestati a David Barresi dalla Procura e sarebbero avvenuti tutti mentre l’uomo era in servizio nella Rsa di Agordo, nel luglio di due anni fa. Con alcune scuse, l’operatore sarebbe riuscito a portare l’anziana in posti isolati dove l’avrebbe molestata e violentata sessualmente. Un giorno, ad esempio, con il pretesto di raggiungere le macchinette del caffè per offrirgliene uno, l’avrebbe accompagnata negli scantinati della struttura polifunzionale e lì sarebbero scattati i primi palpeggiamenti e apprezzamenti nei confronti dell’anziana. Ma per la pubblica accusa l’uomo si sarebbe spinto ben oltre, arrivando perfino ad allungare le mani nella biancheria intima di lei e a baciarla più volte e in modo insistente in bocca. In un altro episodio, raccontato dalla parte offesa, si sarebbe anche denudato mostrando l’organo genitale alla 74enne. Dopo circa un mese, e tre episodi di presunta violenza sessuale, scattò la denuncia. La paziente, infatti, si confidò con un’assistente sociale, quella con cui aveva più confidenza, e partì immediatamente l’inchiesta. Nell’incidente probatorio, l’udienza in cui si forma anche una prova per il processo, l’anziana era stata accompagnata dal suo curatore. Daniele Berto, psichiatra dell’Usl 16 di Padova, aveva effettuato test e domande alla donna per accertare la sua capacità a testimoniare, che era stata accertata. Così, dopo alcune fasi intermedie, era cominciato il processo per violenza sessuale. Ieri mattina, in tribunale a Belluno, sono sfilati gli ultimi testi a porte semi-chiuse a causa dell’emergenza sanitaria che impone la presenza in aula di sole dieci persone. Dopo quattro ore, il collegio di giudici ha chiuso l’istruttoria e dato il via alla discussione, ma il tempo è stato sufficiente solo per la requisitoria del pm. Nella prossima udienza, fissata per il 28 ottobre alle 9.30, sarà dato spazio all’avvocato di parte civile Valentina Gatti con la richiesta di risarcimento, e all’avvocato della difesa, Valentina Mazzucco, che tenterà di smontare la tesi accusatoria. Terminata la discussione i giudici si ritireranno in camera di consiglio per formulare la sentenza.
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Ultimo aggiornamento: 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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