BELLUNO - Colpo di scena.
IL RICORSO
Il ricorso è stato depositato dall’avvocato Andrea Colle contro l’Ulss Dolomiti (avvocato Maria Luisa Miazzi), Azienda Feltrina (avvocato Francesco Rossi), Le Valli scs (avvocati Adriano Pregaglia e Chiara Viel) Valbelluna servizi srl e Fondazione Casa di riposo Meano (entrambi con avvocato Innocenzo Megali). Ciò che viene chiesto è l’emanazione di «provvedimenti necessari e sufficienti a dichiarare il diritto dei ricorrenti di scegliere liberamente se vaccinarsi o meno, senza che ciò comporti la loro sospensione dal lavoro senza retribuzione o il loro demansionamento». Il decreto, secondo l’avvocato, sarebbe inapplicabile «perché in contrasto con gli articoli 3, 8, 21, 35 e 38 della Carta dei Diritti e delle Libertà Fondamentali dell’Ue». Infine viene sollevata anche la questione di legittimità costituzionale del decreto su cui, però, si è già espresso il collegio del Tribunale di Belluno quando ha rigettato il reclamo presentato sempre da Colle, su richiesta di 7 oss no vax. Nell’ordinanza si legge che «è da ritenersi prevalente, sulla libertà di chi non intende sottoporsi alla vaccinazione anti-covid-19, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario in quanto bisognosi di cure e, più in generale, il diritto alla salute della collettività, nell’ambito della perdurante emergenza sanitaria».
LA SANZIONE
Perciò chi rifiuta il vaccino anti-covid deve essere sospeso dal servizio o spostato di mansione come stabilisce il decreto legge 44 del primo aprile. Questa operazione compete all’Ulss Dolomiti che ha il compito anche di avvisare l’Ordine di appartenenza di chi non vuole vaccinarsi. Ad oggi, non sono stati presi provvedimenti da parte dell’azienda sanitaria, nonostante le numerose sollecitazioni arrivate da più fronti. Da ultima quella del deputato bellunese del Pd, Roger De Menech, che martedì ha depositato un’interrogazione parlamentare chiedendo al ministero della Salute se è al corrente dei fatti avvenuti presso l’Ulss Dolomiti e «se intende intervenire urgentemente, per quanto di sua competenza, al fine di fare chiarezza sulla situazione e tutelare tutto il personale e i pazienti nelle strutture sanitarie».
IL RIPENSAMENTO
Il ricorso sarà discusso il 25 maggio davanti al giudice del lavoro Anna Travia (lo stesso che ha rigettato il primo ricorso presentato dall’avvocato Colle su istanza di 10 oss no vax e che probabilmente si esprimerà nello stesso modo). Intanto, tre medici si sono tirati fuori. Il primario di Medicina Nucleare Sergio Bissoli ha parlato di fraintendimento: «Tengo a precisare e a sottolineare che non sono contrario alla vaccinazione prevista dalla legge e intendo ovviamente prestare ossequio, come ho sempre fatto, a tutte le disposizioni di legge ed in particolare vigenti in materia sanitaria». I suoi due colleghi, la dottoressa Federica Zanatta e il dottor Cosimo Damiano Smiraglia, hanno imboccato la stessa strada ma si sono barricati dietro un “no comment”. «So che a livello Veneto molti stanno regolarizzando la loro posizione – ha precisato ieri mattina Zaia – Immagino anche a Belluno. Resteranno gli irriducibili. Nessuno di noi si diverte a prendere farmaci, però è innegabile che abbiano allungato l’aspettativa di vita dei cittadini. Dopo di che: hanno delle controindicazioni? Tutti quelli che assumiamo ne hanno». La discussione del ricorso è tra 5 giorni. Qualcun altro seguirà l’esempio dei tre medici e deciderà di vaccinarsi?