Nevegal, né carne né pesce: serve un progetto di ampio respiro... e investimenti

Sabato 13 Luglio 2019
Nevegal, né carne né pesce: serve un progetto di ampio respiro... e investimenti
BELLUNO - Per il futuro del Nevegal serve un progetto. Un piano di ampio respiro. Una strategia che sappia trasformare il Colle in una vera e propria località turistica 365 giorni l'anno, con un'offerta valida per l'estate e per l'inverno. «Serve una caratterizzazione» dice Federico Caner. E l'assessore regionale al turismo non ha tutti i torti: oggi il Nevegal non è né carne né pesce. È un po' di tutto, ma sempre con l'acqua alla gola. Tradotto: non può andare avanti a lungo. Il problema, assessore Caner, è che forse il Nevegal non andrà avanti neanche qualche mese. La situazione è critica: se non arriva qualcuno che rileva gli impianti, la prossima stagione invernale non ci sarà. «Ho ben presente la questione. Il problema però è un altro. Tenere in vita gli impianti per una stagione o due, senza avere un progetto ampio serve a ben poco. Servono idee di cosa fare del Nevegal. E poi servono investimenti».
 
Si parla di 500mila euro per tenere aperta la skiarea...
«Con 500mila euro non si fa niente. Servono impianti nuovi, un'area di innevamento artificiale nuova. Servono milioni di euro di investimenti. La Regione, tramite Veneto Sviluppo, può fare la sua parte e intervenire. Ma è chiaro che ci deve essere il privato che ci crede e investe. Se il progetto funziona e l'investitore privato trova una corrispondenza di ricavi che gli permettano di stare in piedi con la gestione ordinaria, anche l'area sci può costituire una parte importantissima. Però non deve essere l'unica e soprattutto non può essere sganciata da un discorso di riqualificazione dell'offerta».
In pratica, il Nevegal deve ricollocarsi sul mercato.
«Proprio così. Bisogna inventarsi qualcosa di nuovo e innovativo. Pensare a prodotti turistici nuovi. In questo senso dico che serve un progetto ampio».
Che al momento non sembra esserci?
«Non che io sappia. So che c'è un gruppo di imprenditori che sta costruendo un business plan per capire quante risorse servano per mandare avanti la località. Di altro, non saprei».
Dal Comune di Belluno non filtra niente?
«Ho parlato alcune volte con il sindaco Massaro. Ma lui parla di 500mila euro. Dice che il Comune è disposto a metterli per gli impianti di risalita. E poi? Cos'hai risolto? Niente. Serve una visione complessiva di cosa si vuole fare del Nevegal, è necessaria una strategia di base. Servono investitori; poi il Comune deve metterci i servizi e spianare la strada agli imprenditori che hanno intenzione di investire». Qualche idea progettuale? «Penso ad esempio alla ristorazione che si inventa qualcosa di nuovo. A un ristorante stellato in cima alla Faverghera, dove si vedono contemporaneamente Venezia e le prime vette dolomitiche; un terrazzo coperto, utilizzabile anche d'inverno, con una cucina di livello, potrebbe attirare molte persone. E poi da cosa nasce cosa. Penso anche a un centro benessere con spa, fruibile tutti i mesi dell'anno. Prodotti ce ne sono tanti. Non bisogna attaccarsi solo all'aspetto invernale, che è sempre a rischio, non solo per il Nevegal, ma anche per l'alta montagna. Mi pare che tempo fa si sia persa la possibilità con Fca. Non capisco perché si sia detto di no. Poteva essere un'occasione che attirava l'attenzione sul territorio. In ogni caso, serve un piano strategico. Se c'è, la Regione è la prima a dare una mano. Perché il Nevegal ha parecchie potenzialità. La prima è data dalla comodità: è la prima montagna che si raggiunge dalla pianura, è sempre stata un punto di riferimento per i trevigiani, per imparare a sciare, ma anche solo per una scampagnata. In più, è facilmente accessibile, visto che si trova ad appena dieci minuti dall'uscita dell'autostrada. Ecco, credo si debba puntare su questo».
Damiano Tormen
Ultimo aggiornamento: 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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