Livinallongo, diffamò i veneti dopo Vaia: turista multata. Ma in aula si difende: «Io la parte offesa»

Martedì 13 Settembre 2022 di Davide Piol
Diffamò i veneti dopo Vaia: turista condannata
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LIVINALLONGO - Condannata a una multa di circa 350 euro per aver offeso il sindaco di Livinallongo Leandro Grones. Ieri mattina, in tribunale a Belluno, si è chiuso il primo grado di uno dei processi per diffamazione che vede come imputata la bresciana Laura Internicola, la turista salita alle cronache per aver dato dei fannulloni agli agordini, nelle settimane dopo Vaia e per le minacce social al pm che la indagò, ovvero Roberta Gallego. E anche in aula non è mancato lo “show”. Al momento di rilasciare le cosiddette “dichiarazioni spontanee”, Internicola ha inveito contro il giudice, spiegando di essere lei la parte offesa dell’intera vicenda e accusando addirittura un pregiudizio nei suoi confronti: «Sono io che avanzo soldi» avrebbe detto. Poi la celebrazione del rito abbreviato e la condanna.

IL PROCESSO

Il processo, a dire il vero, si sarebbe dovuto concludere cinque mesi fa quando era stato discusso per la prima volta (sempre con rito abbreviato). La difesa aveva elencato tutte le lacune investigative e chiesto l’assoluzione o «per non aver commesso il fatto» o «per insufficienza di prove». Nel fascicolo, infatti, c’era soltanto la querela depositata dalla parte offesa. Nessun accertamento sui fatti in contestazione. Nessun approfondimento o elemento a sostegno della tesi accusatoria. Insomma, Internicola pareva avere il coltello dalla parte del manico.

I TESTIMONI

Invece il giudice Angela Feletto, pur riconoscendo le argomentazioni della difesa e sottolineando i difetti nelle indagini, aveva rinviato all’udienza di ieri mattina per sentire tre testimoni (ossia le tre persone che avevano segnalato i post diffamatori) e per ricelebrare l’abbreviato. Così è stato. Uno dei testi, in particolare, ha ricordato il post su facebook e l’ha descritto. Secondo il pubblico ministero titolare del fascicolo, ossia Roberta Gallego, era Laura Internicola a nascondersi dietro i post diffamatori contro il sindaco Grones definito su facebook “celebroleso, falso e ipocrita”. Mancavano però le prove. Anzi, gli indizi.

ACCUSA E DIFESA

Nel fascicolo non c’era nulla, eccetto la querela. È per questo motivo che ad aprile il pubblico ministero presente in aula non aveva potuto far altro che basare la sua requisitoria e la richiesta di condanna (pari a 6 mesi di reclusione, oltre a 800 euro di multa) sul fatto che era stato oltrepassato il diritto di critica. La difesa, invece, aveva parlato a lungo. Spiegando, a più riprese, come non ci fosse nessun elemento in grado di collegare la frase diffamatoria all’imputata. Intanto, mancavano una data e un orario preciso. Nel fascicolo erano stati allegati degli screenshot in cui, secondo l’avvocato, comparivano orari diversi e non si capiva da quale piattaforma social fossero stati presi. Infine, si trattava di una risposta a un altro messaggio nel mezzo di una discussione (e in questo caso doveva essere contestata l’ingiuria) o di un post ex novo? Come già anticipato, il giudice aveva accolto parte della tesi difensiva e rinviato a settembre per riprendere il processo dall’inizio. Ieri mattina sono stati ascoltati un agente di polizia giudiziaria e due persone che avevano letto e inviato al sindaco le offese su facebook. La condanna è stata di 350 euro, pena sospesa.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che Laura Internicola finisce nei guai per diffamazione. Dopo la sua visita ai Serrai di Sottoguda, distrutti dalla tempesta Vaia, si era rivolta ai cittadini di Rocca Pietore in questo modo: «Siete indegni e indecenti. Pensate solo a prendere i soldi del parcheggio, del trenino estivo e a pulire per terra in paese, con il canyon chiuso e alberi lasciati sulle strade». E appena sotto: «Popolazione di lazzaroni e assistenzialisti». Affermazioni che le erano costate una denuncia per diffamazione. Nel frattempo è stata rinviata a giudizio ed è cominciato il processo. 

Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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