Autista Dolomitibus a processo. «Lui mi ha minacciata con un coltello e violentata per tutta la notte»

Giovedì 12 Maggio 2022 di Davide Piol
Autista Dolomitibus a processo per violenza sessuale

FELTRE - L'avrebbe maltrattata per mesi e poi violentata sotto la minaccia di un coltello da cucina. A processo con accuse pesantissime c'è S.P., 56enne autista della Dolomitibus difeso dall'avvocato Jenny Fioraso. Deve rispondere di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, furto e indebito utilizzo di strumenti di pagamento diverso dai contanti. Nell'udienza di ieri mattina, in cui sono stati ascoltati i testi del pubblico ministero, non è emerso nulla di schiacciante contro di lui. La sua ex compagna, nel frattempo, si è costituita parte civile con l'avvocato Massimo Montino.

La violenza sessuale risalirebbe al periodo in cui i due avevano deciso di prendersi un periodo di pausa.


LE CONTESTAZIONI


Era il primo maggio 2020 e non si vedevano da tre mesi. Secondo l'ipotesi accusatoria, il 56enne sarebbe entrato a casa della donna, l'avrebbe spogliata e poi costretta a subire e compiere atti sessuali per un'intera notte minacciandola con un coltello. Il giorno successivo la donna si era recata al Pronto Soccorso di Feltre. «Aveva parlato di una violenza sessuale ha raccontato ieri mattina la dottoressa dell'Unità operativa di Ginecologia e Ostetricia che l'aveva visitata quel giorno e quindi era stata chiesta una consulenza ginecologica. Ho raccolto anamnesi e fatto la visita». Ai medici aveva confidato di essere stata violentata più volte, facendo riferimento anche al coltello. La dottoressa ha escluso che ci fossero ferite da taglio sul corpo: «Era molto agitata e piangeva ha continuato. Segni sul corpo? Qualche livido a livello del braccio, del collo e del viso. Erano gli unici segni visivi di una violenza fisica. Non ho potuto verificare se ci fosse stata o meno una violenza sessuale». Affermazione, questa, su cui la presidente del tribunale ha chiesto chiarimenti. Non era stato possibile capire se ci fosse stata la violenza perché «a livello intimo non c'era nulla» ma che sono cose difficili da valutare in una donna «che ha una certa età e ha già avuto figli». La conclusione è che non si può escludere la violenza sessuale ma nemmeno dire che ci sia stata.


«PAURA DI MORIRE»


«Sicuramente era stata aggredita da qualcuno per i segni esterni ha chiarito la dottoressa Ci aveva detto che il compagno l'aveva obbligata a rimanere nuda dalle 22 alle 5, chiedendole rapporti sessuali. Alla fine aveva acconsentito per paura di morire». I professionisti, non riscontrando nulla di sospetto, le avevano chiesto di poter procedere con visite più approfondite ma lei aveva rifiutato. L'attenzione si è poi spostata sui maltrattamenti.


COPPIA TURBOLENTA


Il luogotenente dei carabinieri Fabio Schiavone, ascoltato come secondo testimone della pubblica accusa, ha parlato dei sette interventi svolti per calmare la coppia e dei tabulati telefonici che erano stati analizzati in quel periodo con focus sugli spostamenti dell'imputato e sulle continue chiamate alla donna. In uno dei numerosi interventi, tuttavia, le forze dell'ordine avevano trovato l'uomo con la maglietta strappata e segni rossi sul collo, mentre la donna ubriaca (con nessun segno sul corpo). È un dettaglio emerso più volte nell'udienza di ieri mattina. Un'amica ha raccontato che la donna «beveva perché stava attraversando un periodo difficile della sua vita e quello era uno sfogo». Secondo la pubblica accusa l'autista della Dolomitibus le avrebbe rubato il bancomat prelevando in due occasioni 500 euro. Ma di questo si parlerà nella prossima udienza del 6 luglio in cui saranno ascoltati gli altri testi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci