Ospedali: la pressione non si allenta, ricoveri senza sosta e quattro morti

Martedì 10 Novembre 2020 di Davide Piol
Ospedali: la pressione non si allenta, ricoveri senza sosta e quattro morti

«Siamo veramente sottoposti a una pressione senza precedenti e non vorremmo proprio trovarci nella condizione di faticare a dare una risposta adeguata alla qualità propria della sanità nella nostra regione».

Non ha nascosto la preoccupazione ieri il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno, tracciando la fotografia di quanto sta accadendo negli ospedali bellunesi, nel suo intervento nella prima riunione di coordinamento dell’emergenza socio-sanitaria da Covid, convocata dalla Camera di Commercio di Treviso Belluno. Un tavolo virtuale a cui hanno partecipato il presidente Mario Pozza, l’assessore Regionale allo Sviluppo Economico, Roberto Marcato, e i referenti delle Usl. A preoccupare oltre ai positivi che continuano a cresce, con altri  casi anche ieri, sono soprattutto i ricoveri che hanno indotto l’azienda sanitaria, come avvenne a marzo, a dedicare personale e strutture solo al Covid, eccetto ovviamente urgenze e malati oncologici. Ma potrebbe non bastare. «Attualmente abbiamo una preoccupazione forte anche per quanto riguarda l’andamento dei ricoveri - ha detto Rasi Caldogno -. Ricordo che l’ospedale di Belluno è ospedale Covid, e anche Feltre ha una funzione a riguardo. A questa mattina alle 9 (ieri ndr) avevamo 7 ricoverati in terapia intensiva, 55 ricoverati in media intensità, ovvero nelle Pneumologie di Belluno e Feltre e Malattie infettive di Belluno, 27 ricoverati in Geriatria e Medicina a Belluno e 31 ricoverati nelle strutture degli ospedali di comunità (Agordo, Alano, Feltre, Auronzo)». Arriviamo a un totale di 120 degenti Covid, al di sopra persino dei dati di fine marzo, inizio aprile. «Con questi numeri - ha proseguito ieri il dg dell’Usl - la nostra azienda per quanto riguarda la pressione sul sistema ospedaliero è stata collocata nella quarta fascia, delle 5 fasce possibili individuate dalla Regione, e questo ha comportato da stamattina una forte riduzione dell’attività in tutti gli altri reparti. Vengono consentite soltanto il soddisfacimento delle urgenze e di tutta una serie di prestazioni chirurgiche e le cosiddette “tempo dipendenti”, a cominciare da tutti gli interventi e terapie di tipo oncologico». E potrà solo andare peggio. «Il trend di ricoveri non si è stabilizzato - ha proseguito -, ma continua ad avere una crescita ed è per questo che abbiamo sospeso tutte le attività non urgenti per ricoveri: da un lato per fare spazio alla necessità di aprire ulteriori posti letto, dall’altro per utilizzare al meglio personale ospedaliero presente». «Accanto a questa situazione, che preoccupa non poco - ha confessato Rasi Caldogno - motivo di maggior preoccupazione è anche tutta un’attività molto importante e pesante che stiamo svolgendo da marzo. Ovvero i tamponi effettuati sia a favore delle categorie individuate da parte di piani di sanità pubblica della Regione, come il personale sanitario, personale e ospiti case di riposo, accessi negli ospedali, sia su studenti e alunni con sintomi. Processiamo circa 2mila tamponi al giorno tra rapidi e molecolari». Rasi ha spiegato anche come è iniziata l’emergenza: «Nella nostra azienda i primi focolai di un certo rilievo si sono avuti a settembre nella zona del Comelico, per poi espandersi in Cadore e nella Val del Boite, a Cortina d’Ampezzo e tuttora sono delle zone con prevalenza di positivi veramente importante». Positivi che ieri secondo il report di Azienda Zero diffuso ieri sera erano in provincia 3117 (in mattinata il dg Rasi parlava di 220 persone). «Le persone in quarantena sono 3300 - ha concluso il dg Usl-: potete anche immaginare quale sia lo sforzo richiesto alla nostra struttura della prevenzione con 5500 persone da gestire tra positivi, isolati e quarantenati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci