Abi si defila sul prestito all'Acc: "Tocca alle banche decidere"

Sabato 5 Settembre 2020 di Andrea Zambenedetti
La protesta davanti alle banche da parte dei lavoratori della Acc di Borgo Valbelluna
BORGO VALBELLUNA - «È un problema delle singole banche. Lo ribadiamo, noi in questa vicenda non c’entriamo niente». Ilario Novella, presidente Veneto della commissione Abi (associazione su base volontaria senza potere su alcun istituto di credito), risponde al telefono dalla Gran Bretagna. Interpellato sulla vicenda Acc e sui 12,5 milioni di euro che servono per garantire la continuità produttiva spiega di come la sua associazione, che raduna i più importanti istituti di credito italiani, non possa entrare nella partita. Un durissimo colpo per il futuro dello stabilimento di Villa di Villa che dipende proprio dall’erogazione del prestito garantito con i fondi dello stato.
«NESSUN POTERE»
«Non abbiamo il potere di fare nulla. Abbiamo cercato di dare elementi e supporto a ogni banca ma non possiamo andare oltre - aggiunge Novella - la questione riguarda le singole banche». Nei giorni scorsi Abi aveva anche anticipato che non sarebbe stata presente al tavolo convocato dalla Regione martedì prossimo. Ma è probabile che tutte le parti sociali faranno il possibile per riportare all’incontro anche l’associazionismo bancario. Soprattutto alla luce del tentativo di mettere assieme più istituti di credito per raggiungere l’importo necessario a traghettare la nuova Acc. Del resto, se a salvare la storica azienda di compressori per frigoriferi sarà una cordata di banche chi meglio di Abi potrebbe fare da collante? Negli ambienti finanziari tutti assicurano che i dialoghi fra istituti di credito sono in corso.
GIORNO CHIAVE
Ciò che è certo è che il tempo ormai stringe. Per martedì 8 settembre l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan, ha chiamato al tavolo i maggiori gruppi bancari presenti in Veneto. Si parlerà non solo del caso di Mel ma l’obiettivo è anche quello di individuare dei modelli che possano aiutare l’economia locale a ripartire. Nella stessa data potrebbe anche arrivare l’atteso annuncio di un accordo tra istituti di credito per raggiungere l’importo di 12,5 milioni di euro da prestare alla nuova Acc, dando fiducia al piano firmato dal commissario Maurizio Castro. Questo almeno è l’auspicio visto che il piano ha già convinto Confindustria e sindacati, politica locale e nazionale. In una parola: tutti.
GLI INTERROGATIVI
Sul perché gli istituti di credito non intendano erogare il prestito, pur garantito dallo stato, al momento si rincorrono più ipotesi. C’è chi sottolinea che per le banche si tratta di un prestito a bassa rimuneratività (attorno all’uno per cento) a fronte di un flusso di denaro che andrebbe comunque iscritto a bilancio tra i “crediti non esigibili” finendo quindi per pesare nei rating. Altre banche che si sono già defilate hanno, invece, spiegato di non aver avuto precedenti rapporti con Acc e per questa ragione di non essere interessate dall’operazione. Ciò che è certo è che se entro fine mese non arriveranno dei fondi Acc rischia di chiudere. Creando un pericoloso precedente: pur trattandosi di fondi garantiti dallo stato nessuno li concede. Ma questa volta non c’è un piano b.
 
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