In caso di guerra con la Russia, le infrastrutture europee non reggerebbero. Ponti, strade e ferrovie sono troppo vecchi e inadatti per il passaggio dei carri armati e crollerebbero. Il problema potenziale è noto, ma non si è ancora giunti alla risoluzione. Il progressivo peggioramento dei rapporti Nato-Cremlino lo rende, però, sempre più attuale.
Secondo le intelligence, Putin potrebbe attaccare la Nato già nel 2029
Le maggiori agenzie di intelligence occidentali concordano nel dire che tra qualche anno, forse già nel 2029, Mosca sarà in grado di portare avanti un attacco contro i Paesi Nato dell'area baltica, per testare l'unità dell'alleanza nell'applicazione dell'articolo 5 Trattato del Nord Atlantico: un attacco armato contro uno o più membri della Nato, sarà considerato un attacco contro tutti i membri. A esprimersi a riguardo è stato, a giugno, l’ispettore generale della Bundeswehr Carsten Breuer, la più alta carica militare della Germania, in un'intervista a Der Spiegel. «L’analisi unanime dei servizi segreti occidentali, basata principalmente sull'osservazione della produzione di armi, ma anche sulla crescita del personale in Russia, è che nel 2029 Putin sarà in grado» di attaccare la Nato, ha detto Breuer. I piani di ampliamento della flotta nucleare si inseriscono a pieno titolo in progetto di ampliamento della produzione di grandi armamenti, anche nucleari, il cui obiettivo pratico ancora non è noto (e non il messaggio simbolico geopolitico, che è chiaro).
La tensione di questo periodo
D'altronde, la situazione non è delle più tranquille e lo stress test nei confronti dei Paesi Nato continua di giorno in giorno. Lo spazio aereo della Lituania è stato violato lunedì da un drone bielorusso, forse localizzato in Ucraina e disorientato dall'aumentata attività aerea ucraina. La Lituania è membro della Nato dal 2004, anno in cui è anche entrata a far parte dell'Unione Europea. Che si tratti di una violazione casuale, poco importa: la tensione è alle porte dell'Europa. Di contropartita, però, anche l'Occidente si sta mostrando più preoccupato nei confronti della Russia: sempre nella notte di domenica, la Polonia, anch'essa parte del Patto Atlantico dal 1999, ha fatto decollare gli scramble in risposta a un maxi-attacco della Russia alle città ucraine che ha destato preoccupazioni a Varsavia.
La condizione delle infrastrutture
Allo stato attuale, i carri armati della Nato, nel proprio territorio, rischierebbero di restare bloccati in una strada troppo stretta o sotto un ponte, per non parlare delle procedure doganali ingarbugliate e ferraginose. Le infrastrutture stradali europee non sono state concepite per sopportare il peso dei mezzi militari: mentre è difficile che un camion pesi più di 40 tonnellate, un carro armato può arrivare a pesarne 70. Neanche i ponti sono adatti a pesi così elevati e potrebbero crollare. La distribuzione del peso di un tank è concentrata su una superficie relativamente piccola a causa delle pesanti cingolature che permettono il movimento su fondi accidentati, danneggiando gravemente il fondo stradale, che nel caso europeo non sarebbe abbastanza resistente.
«Ci sono ponti che non esistono, che devono essere costruiti»
«Abbiamo ponti vecchi che devono essere ristrutturati, abbiamo ponti stretti che devono essere allargati. E ci sono ponti che non esistono, che devono essere costruiti», ha detto il commissario al Financial Times. La «realtà», ha confermato Tzitzikostas, è che oggi occorrerebbero «settimane», se non «mesi», per spostare truppe ed equipaggiamenti militari dall'Europa Occidentale a quella Orientale, nel caso in cui occorressero rinforzi per fronteggiare eventuali minacce da parte della Russia. Insieme ai carri armati, sarebbero difficili anche gli spostamenti di truppe e rifornimenti militari, sia in caso di difesa dei confini che di intervento armato nei confronti della Russia (possibilità a ora più che remota, ma che appunto non potrebbe mai verificarsi data la natura inadatta delle infastrutture cardine).
Il progetto della Commissione Europea
Secondo quanto riferisce Apostolos Tzitzikostas, la Commissione ha in lavorazione un piano da 17 miliardi di euro il cui obiettivo è potenziare strade, binari, ponti: sono cinquecento gli snodi infrastrutturali di cui parla Tzitzikostas, lungo quattro corridoi militari europei, da definire insieme con la Nato. I dettagli sono riservati per ovvi motivi di sicurezza, ma la logica è semplice: convertire le arterie civili in infrastrutture capaci di reggere il peso, fisico e non solo, delle operazioni militari su larga scala. Questa ambiziosa strategia, che dovrebbe essere presentata entro la fine anno, fa parte di una più ampia preparazione alla guerra in cui si inserisce anche il piano difensivo Rearm EU. Da capire come questi 17 milardi si scontreranno con i negoziati per il budget 2028–2034 dei bilanci UE.