Cina e Russia, prime crepe tra Putin e Xi: la pace che irrita il Cremlino

Il 29 luglio scorso alcuni ufficiali russi hanno negato a cinque cittadini cinesi l'ingresso nel Paese e sono stati interrogati per quattro ore. La reazione dell'ambasciata di Pechino a Mosca

Lunedì 7 Agosto 2023
Cina e Russia, prime crepe tra Putin e Xi: la pace irrita il Cremlino

Le prime crepe nell'alleanza tra Mosca e Pechino. La dichiarazione rilasciata dall'ambasciata cinese in Russia ai funzionari del Cremlino non lascia spazio a nessun'altra interpretazione e mostra chiaramente il cambio di passo rispetto alle relazioni «normalmente cordiali» tra il presidente Vladimir Putin e quello della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Il tema scottante è quello dell'incidente avvenuto lo scorso 29 luglio quando «gli ufficiali russi hanno negato a cinque cittadini cinesi il diritto di entrare nel loro Paese dopo averli interrogati ripetutamente per quattro ore». Scrive il tabloid britannico Daily Express: «L'ambasciata cinese con sede a Mosca ha criticato la brutale ed eccessiva applicazione della legge da parte della Russia pubblicando un post condiviso sulla piattaforma di social media WeChat, molto popolare in Cina».

L'incidente del 29 luglio ha «seriamente danneggiato i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini cinesi» ha affermato l'ambasciata. «Quello che è successo è stato incoerente con la situazione generale delle relazioni amichevoli sino-russe e la tendenza di scambi amichevoli sempre più stretti di personale tra i due Paesi». E ancora: «La parte russa è tenuta a scoprire immediatamente la causa dell'incidente, adottare misure attive per eliminare la cattiva influenza e garantire che incidenti simili non si ripetano in futuro».

Prime crepe nel rapporto tra Putin e Xi

La denuncia pubblica dell'ambasciata cinese in Russia si scontra con l'immagine di cooperazione e sostegno che Mosca e Pechino promuovono da anni. La Cina resta uno dei più stretti alleati di Putin anche dopo l'invasione dell'Ucraina. «Solo pochi giorni prima che le truppe russe attraversassero i confini ucraini - ricorda il tabloid britannico - Pechino si è impegnata in una "partnership senza limiti" con Mosca, che includeva l'impegno del massimo diplomatico cinese, Wang Yi. I legami tra i due Paesi non avrebbero ceduto alle pressioni da terzi». La Cina non ha mai condannato l'aggressione russa contro l'Ucraina, piuttosto a marzo ha condiviso il proprio piano di pace in 12 punti con termini chiaramente favorevoli a Mosca. E il documento non suggeriva il ritiro delle forze russe da Kiev. Pechino, che dopo l'inizio della guerra ha rafforzato i suoi legami economici con la Russia, è stata tra i partecipanti al vertice di due giorni tenutosi questo fine settimana a Gedda con l'obiettivo di elaborare un piano di pace dopo quasi 18 mesi di guerra.

L'ira di Mosca per il summit di pace a Gedda

«Non c'è alcun presupposto per la pace, l'operazione militare proseguirà nel prossimo futuro». Dalla dichiarazione del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, all'indomani del vertice sulla pace convocato dall'Arabia Saudita a Gedda, traspare tutta l'irritazione di Mosca. A Gedda, dove si sono riuniti una quarantina di Paesi - inclusi quelli che con la Russia hanno tuttora rapporti diplomatici e commerciali - per parlare di un negoziato che ponga fine al conflitto sulla base della formula proposta da Volodymyr Zelensky, non erano previste dichiarazioni congiunte. È stata riunione lontana dai riflettori, che ha fatto seguito a quella di fine giugno a Copenaghen. E, rispetto al suo predecessore, il summit saudita sembra aver registrato dei progressi sostanziali. A Mosca però non l'hanno presa affatto bene. Alle parole del Cremlino si sono affiancate quelle di Sergey Ryabkov. «Ci sarà un rilevante scambio di opinioni tra noi e i Paesi Brics che hanno partecipato sui risultati di Gedda», è stata la stoccata del membro del vice ministro degli Esteri russo. Poi la dichiarazione del vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev: «I negoziati non sono ancora necessari, il nemico deve strisciare in ginocchio, implorando pietà», ha tuonato il falco del Cremlino.

Anche la Cina a Gedda: integrità territoriale per la pace

Nel Paese scandinavo, infatti, erano di fatto presenti le delegazioni di governi membri della Nato. In Arabia Saudita la platea è stata ben più estesa, allargandosi a Giordania, Qatar, Bahrein, India, Kuwait, Egitto, Sudafrica, Brasile, Argentina e Cile. E, soprattutto, alla Cina. E se è vero che non c'è stata nessuna intesa scritta a Gedda, è anche vero che, al summit, c'è stato un accordo sostanziale su un dato: qualsiasi negoziato di pace non può prescindere dall'integrità territoriale ucraina e dal primato del diritto internazionale e della Carta dell'Onu. «Pechino non vuole mancare a qualsiasi iniziativa credibile per la pace che sia guidata da Paesi che non siano occidentali», ha osservato Yun Sun, del think tank americano Stimson Center, citato dalla Reuters, cercando di interpretare la mossa del Dragone. 
 

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