Golpe in Russia, Biden e Putin sapevano del piano di Prigozhin, Mosca ha scelto la linea morbida

L’operazione preparata otto mesi fa. L’intesa con i generali

Lunedì 26 Giugno 2023 di Mauro Evangelisti
Golpe in Russia, Biden sapevano del piano di Prigozhin

Un’esplosione. A Mosca, il giorno dopo la rivolta della Wagner. Ieri sera i media hanno parlato di un’autobomba, che ha causato un forte boato in via Festivalnaya. Per fortuna non ci sono vittime, ma solo un ferito. In queste ore basta poco ad alzare il livello di tensione nel cuore della Russia. La colonna militare della Wagner sabato sera si è fermata a 200 chilometri dalla Capitale, ma veleni e misteri sono molto più numerosi delle certezze. Ieri dai giornali Usa è trapelato: gli americani conoscevano i piani di Prigozhin già da metà giugno.

Sapevano che stava preparando la ribellione.


PREVISTO
In realtà, non serviva chissà quale analista esperto di geopolitica americano per ipotizzare il colpo di mano, visto che da settimane il numero 1 della Wagner quotidianamente attaccava i vertici di Mosca, rivendicando l’unico successo sul campo dei russi, la presa di Bakhmut. La Casa Bianca però non ha appoggiato questa sollevazione, anche perché rischiava di essere una soluzione peggiore del male. Prigozhin appariva perfino più pericoloso di Putin (e dalla débacle di sabato lo Zar ha incassato solo questo vantaggio: ha dimostrato che le alternative al suo potere sono peggiori). Anche il Cremlino sapeva da almeno 24 ore che Prigozhin si apprestava al blitz, ma non ha saputo prevenire l’azione della Wagner. Ci sarebbe stato un tentativo di dialogo nelle prime ore di sabato, subito dopo la presa di Rostov, fallito. Il sito Meduza sostiene che Prigozhin abbia tentato di contattare Putin, che però non ha voluto parlargli. A quel punto il presidente russo ha tenuto il discorso in tv in cui ha spiegato che i traditori sarebbero stati puniti e che la Russia era stata pugnalata alle spalle.


UFFICIO STAMPA
«Vi manda i suoi saluti Yevgeny Prigozhin. Vi risponderà non appena la linea del cellulare sarà stabile». Questo è il messaggio diffuso ieri dall’ufficio stampa del grande capo del gruppo di mercenari Wagner. E se in questa storia della rivolta durata 24 ore e fermatasi a 200 chilometri di Mosca non vi fossero stati almeno 20 soldati russi morti, ci sarebbe perfino da sorridere. Le ultime immagini dell’uomo che ha osato sfidare Vladimir Putin, il Ministero della Difesa e il capo di Stato maggiore, risalgono a sabato sera quando, al termine di una delle giornate più folli della Russia, l’oligarca russo si affaccia dal finestrino di un veicolo a Rostov e saluta i giovani della città che lo osannano, qualcuno scatta anche un selfie con lui.

Si alzano i cori da stadio: «Wagner, Wagner». Prigozhin se ne sta andando insieme alla colonna militare dei mercenari, accenna un sorriso (ma non è la sua posa migliore) e scompare. Da allora di lui restano solo due tracce: Lukashenko, il mediatore dell’accordo, assicura che Prigozhin sarò ospitato in Bielorussia. Quindi è possibile che abbia raggiunto l’aeroporto e di lì sia volato fino a Minsk. Ma è anche probabile - secondo molti osservatori sarebbe più salutare - che si sia nascosto da qualche parte, nei territori occupati dell’Ucraina. Ieri la Cnn riportava il parere di vari esperti che avvertivano: vista la lunga lista di precedenti di nemici di Putin che muoiono perché distrattamente volano giù da un terrazzo o bevono qualche sostanza avvelenata, Prigozhin in Bielorussia potrebbe non trascorrere una serena pensione. Altri, come il generale britannico Richard Dannatt, ex capo di Stato maggiore dell’esercito, vedono uno scenario opposto: da Minsk, quindi da Nord, Prigozhin potrebbe guidare una offensiva a sorpresa della Wagner verso Kiev. È anche possibile che la Bielorussia sia solo una tappa e che la destinazione finale sia l’Africa.
Il nodo: non è ancora chiaro se la Wagner avrà un futuro. Putin ha garantito che perdonerà i mercenari ribelli, anzi ha offerto loro un posto nell’esercito regolare. Prigozhin temeva lo scioglimento del suo gruppo, una macchina da guerra che assicurava soldi e potere.


LEGGE
E alla Duma hanno fatto sapere che sarà varata una nuova legge per decidere lo status futuro della Wagner. Secondo Meduza, comunque, Prigozhin non era sul convoglio (si ipotizza 5.000 uomini) che ha minacciato di entrare a Mosca e che di fatto non ha mai incontrato una reale resistenza dell’esercito regolare. Il leader della Wagner, secondo alcune fonti, è sempre rimasto nel comando dell’esercito occupato a Rostov e questo spiega come mai, subito dopo l’accordo mediato da Lukashenko, sia stato visto andarsene insieme ai suoi uomini proprio dalla cittadina a Sud della Russia. Ma la domanda che molti osservatori si fanno (e che lascia disorientati anche molti russi) è un’altra: come mai nessuno ha contrastato l’avanzata della colonna della Wagner lungo l’autostrada? Come mai nessuno è andato a Rostov a liberare la città dall’occupazione? Kadyrov ha diffuso delle foto dei suoi militari ceceni che in effetti erano a Rostov per combattere contro Prigozhin, ma ha più il sapore di una operazione di immagine, perché non c’è stata una battaglia.


L’esercito - o parte di esso - ha assecondato Prigozhin aprendogli le porte dell’autostrada verso Mosca? Su questo le risposte anche dei media indipendenti russi divergono. Secondo il canale Telegram di Gulagu.net c’è un rilevante numero di unità di vari settori delle Forze armate che si sono schierate con la Wagner (alcuni video mostrano anche soldati che si arrendono al passaggio della colonna, ora rischiano di essere processati). L’operazione - è la tesi di Gulagu.net - era in preparazione da otto mesi e avrebbe avuto anche la benedizione di importanti generali come Surovikin, che però all’ultimo si sarebbero tirati indietro, lasciando Prigozhin solo. Per questo il leader della Wagner avrebbe accettato il compromesso con Putin.

Ma è solo parzialmente vero che nessuno abbia tentato di fermare la Wagner. Almeno 20 militari russi (ma c’è chi stima che siano quasi il doppio) sono morti per bloccare i mercenari: sono i piloti e i membri dell’equipaggio degli elicotteri abbattuti dalla Wagner. Ieri il portavoce dell’aeronautica ucraina Yuri Ihnat, ha rivelato: «In totale i mercenari del gruppo Wagner hanno abbattuto sei elicotteri e un aereo dell’esercito russo». Proprio queste schegge di guerra civile, però, hanno convinto parte dei mercenari a dissociarsi e anche le defezioni di alcuni dei suoi uomini avrebbero convinto Prigozhin a non entrare a Mosca. La rivolta della Wagner ha lasciato altre domande senza risposta.

Vladimir Putin aveva promesso il pugno duro contro i «traditori», ora come giustificherà l’amnistia generalizzata che copre anche l’organizzatore del “quasi golpe”, Prigozhin? Ieri la televisione russa ha trasmesso una intervista al presidente che però era registrata, era precedente al colpo di mano della Wagner, tanto è vero che Putin non ne parla. Di fatto, anche lo Zar da sabato mattina non è più apparso davanti alle telecamere (ma avrebbe parlato ieri al telefono con Lukashenko). Non solo: resta nell’ombra anche il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, il grande nemico di Prigozhin, per il quale per la verità nelle ultime settimane anche lo stesso Putin aveva mostrato di non avere più molta stima. Possibile che nell’accordo mediato da Lukashenko, ci sia anche la rassicurazione che Shoigu sarà rimosso. E con lui il capo di Stato maggiore Gerasimov.


TRADIMENTI
Le ferite di questa vicenda inseguono Putin ma anche Prigozhin. Ieri anche i propagandisti più fedeli allo Zar e favorevoli all’invasione dell’Ucraina hanno espresso dubbi su quanto avvenuto, sulla debolezza dello Stato, mentre sui canali Telegram pro guerra c’è chi ha accusato di tradimento il capo della Wagner. I cittadini russi sono sempre più disorientati, con la piazza Rossa che anche ieri è rimasta chiusa e alcune strade che portano a Mosca ancora danneggiate dopo che le forze di sicurezza con le ruspe avevano creato delle voragini per bloccare la marcia della Wagner.

Ultimo aggiornamento: 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA