Usa e Cina temono il caos: arsenale nucleare a rischio. Ankara offre aiuto a Putin

Prudenza nelle cancellerie di tutto il mondo per evitare l’accusa di interferenze

Domenica 25 Giugno 2023 di Claudia Guasco
Usa e Cina temono il caos: arsenale nucleare a rischio. Ankara offre aiuto a Putin

Il ministro degli Esteri della Repubblica Ceca, Jan Lipavsky, si affida al sarcasmo. «Vedo che le mie vacanze estive in Crimea si avvicinano...», è il suo messaggio al presidente Vladimir Putin corredato dall’emoticon di una spiaggia. Una provocazione isolata, perché di fronte alla marcia verso Mosca di Yevgeny Prigozhin il resto del mondo mantiene la cautela: «Stiamo monitorando la situazione», è la versione più o meno omologata che filtra dagli Stati Uniti, da Bruxelles fino alla Cina.

Mentre la Turchia si offre da intermediario per una «risoluzione pacifica».

Prigozhin e il colpo di stato: cosa è successo? Il fallimento di Putin, l'ipotesi di un accordo con la Wagner (e il rischio escalation in Ucraina)

ARSENALE NUCLEARE

La verità, secondo fonti dell’intelligence riportate dalla Cnn, è che americani ed europei sarebbero stati colti di sorpresa dalla rivolta della Wagner. Se da mesi i rapporti con l’establishment militare russo risultavano deteriorati, e già a gennaio il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, aveva avvertito di crescenti tensioni tra la leadership militare di Mosca e il gruppo di mercenari mettendo in guardia sul rischio che quest’ultimo si stesse accreditando come un «centro di potere rivale dell’esercito russo», valutare «quanto si trattasse di chiacchiere e quanto ci fosse di vero era difficile da capire. Il nervosismo c’era da tempo, ma non succedeva niente». Ora l’Occidente segue con apprensione gli sviluppi, guardandosi bene dall’intervenire in alcun modo per non essere accusato da Putin di essere coinvolto negli eventi, come sottolinea una fonte vicina all’amministrazione Biden. La preoccupazione principale è l’arsenale nucleare di Mosca: che fine farà e se rischia di cadere in mani ancora più spregiudicate del Cremlino, qualora l’avanzata della Wagner non dovesse fermarsi a 200 chilometri dalla capitale. Stime recenti della Federation of American scientists calcolano che la Russia disponga di 5.977 testate, qualche centinaio in più rispetto a Washington (5.428), con circa 1.500 ordigni dispiegati su sistemi strategici a lungo raggio, 3.000 «di riserva» e il resto in fase di smantellamento. Una minaccia che compatta i Paesi occidentali. Ieri il leader Usa Joe Biden si è confrontato con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Rishi Sunak, riaffermando il comune e «incrollabile sostegno» all’Ucraina. Biden ha fatto presente agli alleati che la situazione in Russia è «reale e grave», il timore che nessun capo di Stato può esplicitare apertamente è che al potere si insedino figure più pericolose di Putin, definito dal presidente americano «un dittatore assassinio», innescando un’escalation di violenza. Allarme massimo anche all’interno dell’Unione europea, che ha attivato il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc), ovvero il fulcro del meccanismo di protezione civile della Ue. L’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, informa di avere «consultato i ministri degli Esteri del G7 per uno scambio di opinioni in vista del Consiglio degli Affari esteri di lunedì, sto coordinando le azioni». Aggiungendo che «si tratta di una questione interna alla Russia» e che «l’appoggio all’Ucraina continua senza sosta».

MEDIAZIONE

La Cina evita commenti ufficiali e affida la narrativa al China Daily: «Le forze armate russe hanno ricevuto l’ordine di neutralizzare coloro che hanno organizzato la ribellione armata del gruppo militare privato Wagner», scrive il quotidiano. Per Hu Xijin, commentatore del tabloid nazionalista Global Times, «la rivolta di Prigozhin potrebbe costringere l’amministrazione Putin ad affrontare la prova più severa dall’avvio dell’operazione militare speciale». Mentre su Weibo, il Twitter in mandarino, la lettura prevalente accusa gli Stati Uniti di manovrare Wagner contro il presidente russo. A proporsi come mediatore con una telefonata a Putin è il presidente Recep Tayyip Erdogan, preoccupato per la stabilità della Federazione: «La Turchia - annuncia - è pronta a fare la sua parte per una risoluzione pacifica il prima possibile».

Ultimo aggiornamento: 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA