Striscia di Gaza, la (tormentata) storia: mappa, abitanti e dimensioni. Tutto quello che c'è da sapere

Due milioni e mezzo di persone in una lingua di terra lunga 48 chilometri e larga di media 9. I tentativi di soluzione falliti che hanno portato al dramma di oggi

Venerdì 13 Ottobre 2023 di Riccardo Palmi
La storia della Striscia di Gaza, dai britannici ai terroristi di Hamas

Una lingua di terra lunga 48 chilometri e larga di media 9, abitata da due milioni e mezzo di persone, la maggior parte giovanissime. Da qui sono partiti sabato scorso centinaia di terroristi islamici diretti in Israele. Per capire le ragioni di tutto questo bisogna però tornare indietro. Almeno a partire dai britannici: nel 1918 la Società delle nazioni (una sorta di progenitore dell'Onu) affidò al regno allora regno di da Giorgio V la gestione della striscia di Gaza.

Le guerre arabo-israeliane

Il 14 maggio del 1948 nasce Israele e termina la presenza britannica nell'area di Gaza. Immediatamente, il neonato stato viene attaccato da una coalizione formata da Egitto, Siria, Libano, Iraq e Giordania: è la guerra arabo-israeliana. Nell'area di Gaza si radunano i profughi palestinesi e l'Egitto assume la responsabilità della gestione della striscia. Così fino al 1967, quando dopo la Guerra dei sei giorni (contro Egitto e Siria), Israele annette anche parte della Cisgiordania. Per un lungo periodo la convivenza sembra in qualche modo funzionare: le colonie ebraiche nella Striscia di Gaza si integrano con i palestinesi presenti. È la «politica dei ponti aperti» di Moshe Dayan. Pian piano però gli israeliani prendono il sopravvento, anche da un punto di vista economico: i palestinesi diventano in sostanza la manodopera. In questo clima cresce quindi l’Olp (il movimento per la liberazione della Palestina di Yasser Arafat), dapprima operando dall'estero e richiamandosi ai principi socialisti. Proprio per contrastare l'Olp, Israele favorisce le organizzazioni no-profit vicine ai Fratelli Musulmani, ispirati invece da principi religiosi. 

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La nascita di Hamas

Le tensioni esplodono infine nel dicembre 1987: quell'anno nasce Hamas e viene proclamata l’intifada, con i palestinesi che si rivoltano nei territori occupati. Nel 1993, con gli accordi di Oslo, Isreale riconosce l’Autorità Nazionale Palestinese, cui viene assegnato il compito di governare, in modo limitato, parte della Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Il principio è quello dei «due popoli, due stati» e l'obiettivo la restituzione dei territori occupati ai palestinesi in cambio della pace. Il bilancio però lo ha tracciato lo scrittore e intellettuale israeliano Yuval Noah Harari a La Stampa: «Agli israeliani ne derivò la peggiore campagna terroristica mai vissuta fino ad allora.

Quella campagna terroristica non soltanto uccise centinaia di civili israeliani, ma annientò anche il processo di pace». Gli anni Novanta sono infatti quelli dei kamikaze che si fanno esplodere in Israele: bar, discotetche, bus. Ogni palestinese diventa un individuo sospetto.

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Il radicalismo emerge

I «ponti aperti» sono ormai un ricordo e i palestinesi vengono sempre più chiusi nella Striscia di Gaza. Nel 2005, il premier israeliano Ariel Sharon decide unilateralmente (seppur sotto la spinta della comunità internazionale) il ritiro di Israele dall'area. Nel 2006, però, Hamas vince le elezioni a Gaza: Israele, spaventato dalla presenza di un partito islamista e radicale alle porte, impone l'isolamento dell'area tramite embargo aereo e marino e stabilisce controlli serrati in entrata e uscita. Nel 2012 (Italia favorevoli, contrari invece Stati Uniti, Canada e Israele) l'Onu riconosce l'Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore non membro. A riconoscere la Palestina sono circa 140 nazioni. Vista sulla cartina, la Palestina appare oggi come una serie di puntini al confine est di Israele. Oltre all'ormai isolata exclave della striscia di Gaza, che continua a impoverirsi e radicalizzarsi. Con le conseguenze che vediamo oggi.

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Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 06:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA