Gaza, una città di macerie: cancellato il 42% delle case. Sulle braccia dei bambini scritti i nomi: «Facilita i riconoscimenti in caso di morte»

Israele blocca il carburante da Rafah: «Hamas ha le scorte, le fornisca ai civili»

Lunedì 23 Ottobre 2023 di Raffaella Troili
Gaza, una città di macerie: cancellato il 42% delle case. Sulle braccia dei bambini scritti i nomi: «Facilita i riconoscimenti in caso di morte»

«Andatevene», è l'ultimatum. Ma dove? Volantini piovono dal cielo, l'esercito israeliano invita i civili ad abbandonare Gaza e i villaggi a Nord, prima dell'attacco finale da terra: «Chiunque abbia deciso di non evacuare Gaza settentrionale sarà considerato partner di un'organizzazione terroristica», minacciano. Ma la tendopoli di Rafah è allo stremo, insufficienti e non al sicuro anche i ripari dell'Unrwa (l'ente dell'Onu per i rifugiati) e i medici si rifiutano di evacuare pazienti in pericolo di vita, negli ospedali l'Unicef avverte che ci sono anche 120 neonati, sono ancora nell'incubatrice (di cui 70 con ventilazione meccanica) e hanno bisogno di restarci, sempre che non si esaurisca il carburante, in attesa che Israele dia il via libera al passaggio di altre scorte energetiche. L'emergenza sale a Gaza. E i bambini, come hanno già visto fare sui corpi dei morti, si scrivono il loro nome sulle mani e le braccia per facilitare l'identificazione in caso venissero uccisi in un attacco israeliano. Almeno il 42% (164.756) delle abitazioni nella Striscia sono state distrutte o danneggiate dall'inizio delle ostilità, il 7 ottobre scorso, fa sapere il ministero dell'Edilizia Abitativa di Gaza, citato dall'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari secondo cui si stima che gli sfollati nell'enclave palestinese siano 1.400.000 con 566.000 di questi rifugiati in 148 strutture di emergenza dell'Unrwa.

A Khan Yunes, come in tutto il sud di Gaza, centinaia di sfollati sopravvivono senza carburante, acqua, cibo, un riparo.

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L'ALLARME

«Una situazione umanitaria catastrofica» denunciano cinque agenzie delle Nazioni Unite tra cui Oms e Programma Alimentare mondiale. Danneggiati sette ospedali che erano usati anche come rifugio, servizi igienici assenti, il numero di morti potrebbe crescere, per via del rischio di epidemie di colera, varicella, scabbia, diarrea ha lanciato l'allarme l'agenzia umanitaria delle Nazioni unite. «Casi in aumento, per via della mancanza di acqua pulita». Colpiti soprattutto i bambini e le donne. Le principali vittime finora di questa guerra. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken intervistato dalla Nbc ha spiegato che «Israele ha riaperto una delle condutture dell'acqua verso Gaza la settimana scorsa», ma «ci sono un paio di altre condutture che vorremmo vedere ripristinate». Secondo il capo della diplomazia statunitense «gli impianti di desalinizzazione devono essere riaccesi per garantire che l'acqua potabile a Gaza sia pulita». Dopo il primo passaggio di 20 camion al valico di Rafah, sabato mattina, notizie contraddittorie sono circolate ieri in merito all'ingresso dall'Egitto di camion con aiuti umanitari (poi smentito dalla Mezzaluna Rossa palestinese) e anche sull'ingresso delle molto attese forniture di combustibile. Si è parlato di sei cisterne per alimentare i generatori degli ospedali, ma l'informazione è stata smentita da Israele e Mezzaluna rossa palestinese.

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IL CASO COMBUSTIBILE

Niente combustibile fino a quando non saranno rilasciati gli ostaggi, anche se strani movimenti avrebbero riguardato un paio di mezzi con a bordo forniture mediche ha testimoniato un funzionario del ministero della Salute di Gaza. E di fronte agli appelli di permettere l'entrata di combustibile a Gaza, il portavoce militare israeliano ha sostenuto che Hamas ha provveduto per tempo a mettere da parte un'ingente quantità di diesel proprio nella zona di Rafah. «Potrebbe servire agli ospedali, all'igiene e agli impianti di depurazione» ha osservato sul profilo X Avichay Adraee, accusando Hamas di subordinare ai suoi interessi quelli della popolazione. Poiché Israele continua a temere che le scorte possano essere usate per i combattimenti, il coordinatore delle operazioni umanitarie dell'Onu, Martin Graffiths, ha annunciato che si sta cercando di sviluppare un sistema con cui si possa «in modo chiaro monitorare che il carburante che entra non sia usato per la guerra ma per scopi pacifici». Sempre in merito all'entrata di mezzi l'Unrwa ha spiegato che un movimento di camion c'è stato, ma legato al trasferimento di combustibile e farina dai suoi magazzini del sud della Striscia a 7 fornai di Rafah e a 7 di Khan Yunes affinché possano sfornare pane per gli sfollati. L'Unrwa ha anche imposto un prezzo politico: 4 shekel (un euro) per 50 pite, il tradizionale pane arabo. Ma per un milione e mezzo di sfollati la sopravvivenza è a rischio. «Sono in viaggio 15 camion verso Gaza, ci aspettiamo un flusso continuo di aiuti», dichiara David Satterfield, inviato di Biden per Gaza.
 

Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA