Elezioni Argentina, si va al ballottaggio: il peronista Massa frena la corsa di Milei

Il ministro dell’Economia ottiene il 36,6% e supera l’ultra-liberista (29,9%) vincitore alle primarie d’agosto

Lunedì 23 Ottobre 2023 di Alfredo Spalla
Elezioni Argentina, si va al ballottaggio: il peronista Massa frena la corsa di Milei

BUENOS AIRES - Anche in Argentina si è ufficialmente rotto l’equilibrio tra i partiti tradizionali che negli ultimi decenni si sono alternati alla presidenza. A sinistra, sul fronte progressista, ha resistito il peronismo-kirchnerismo che in queste elezioni si è affidato a Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia dell’esecutivo di Alberto Fernandez. A destra, invece, si è imposto Javier Milei, «il Trump argentino» o più comunemente «el loco» (il pazzo, ndr), ridimensionato rispetto al successo delle primarie d’agosto. Le sue idee più radicali - sia in ambito economico che sociale - hanno comunque mandato in crisi l’approccio più moderato del blocco di centrodestra di Juntos por el cambio, che in questo turno correva con Patricia Bullrich, che ha sfiorato il 24% delle preferenze, Milei è rimasto intorno alle percentuali previste alla vigilia (30%), mentre Massa ha ottenuto una performance superiore alle aspettative attestandosi al 36,6%.

Il ballottaggio è in programma il 19 novembre. 

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LA SFIDA
È una situazione che ai media sudamericani ricorda molto quella vissuta dal Brasile nel 2018 quando l’outsider Bolsonaro, che rappresentava la destra più radicale, riuscì ad arrivare al ballottaggio superando poi Fernando Haddad, il candidato di sinistra scelto da Lula. In quel caso, però, l’indicazione del centrodestra (crollato al 5%) non fu decisiva per il secondo turno come potrebbe esserla ora quella di Bullrich. L’accordo con Milei non c’è, ma sicuro dal centrodestra non arriverà un sostegno ai rivali peronisti. 

Perché non è arrivato l’exploit di Javier Milei, il candidato che propone la dollarizzazione dell’economia ed riesce a fare presa su molti giovani? Un primo limite è “fisiologico”. Il suo radicalismo non convince l’elettorato che non vota «per protesta». Le sue misure prevedono inoltre alti costi sociali e intimoriscono i ceti meno abbienti. Non gioca a suo favore neppure la sua avversione verso Papa Francesco.

Massa, dal canto suo, può attingere a piene mani al campionario del peronismo-kirchnerismo e può spingere sul nazionalismo, ributtando nel dibattito la questione delle Malvinas-Falkland, ma può anche mostrare il suo lato populista e appellarsi all’esperienza “governista”. Il peronismo, pur essendo in difficoltà rispetto al passato, ha una storica capacità di adattamento. 
 

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