Sono trascorsi 25 anni dalla Conferenza sulla donna di Pechino e il bilancio resta negativo. Il direttore esecutivo delle Nazioni Unite Donne, la sudafricana Phumzile Mlambo Ngcuka, traccia un quadro negativo. Tanto per cominciare gli uomini detengono il 75% dei posti nei Parlamenti, il 73 % nei vertici delle aziende, il 70% tra i negoziatori sul clima e nelle trattative di pace. «Questo non è un mondo inclusivo e paritario. Dobbiamo agire per crearne uno che non discrimini le donne. Solo la metà è una divisione equa e paritaria e solo la metà può considerarsi sufficiente».
Il rapporto Onu presentato a New York di recente a proposito del cammino finora fatto dagli stati sugli obiettivi di Pechino non è però solo un elenco di fatti negativi. La cosa più rilevante è che in questi 25 anni sono aumentate le bambine che nel mondo vanno a scuola anche se 32 milioni ne sono ancora escluse. Poi ci sono meno donne che muoiono di parto poiché è stato garantita loro una assistenza sanitaria. Il numero delle parlamentari è raddoppiato nel mondo e 131 paesi hanno approvato leggi a favore della parità.
Infine un discorso a parte merita il tema della violenza perchè se è vero che è aumentato l'ascolto delle vittime, è anche vero che la cultura che genera violenza resta ancora radicata in tante zone. Si calcola che 1 donna su 5 abbia subito una violenza per mano di un partner nell’ultimo anno, quasi il 18%. A questo quadro va aggiunto un altro fattore: le nuove tecnologie che favoriscono nuove forme di violenza come il cyberbullismo contro il quale ancora non sono state trovate soluzioni appropriate.
Phumzile Mlambo Ngcuka è piuttosto dura: «Se fossero stati gli uomini ad essere picchiati scommetto che qualcosa sarebbe cambiato. Non è un problema trattato con la serietà che richiederebbe. Una situazione che pesa sulla salute delle donne e determina anche una crisi economica per le cure che le donne devono affrontare .E’ una violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze».
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