Due domande a una lettrice che (sbagliando) difende lo sciopero dei dipendenti "statali"

Venerdì 4 Dicembre 2020
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Egregio direttore,
intervengo sulla risposta alla lettera apparsa sul Gazzettino del 2 Dicembre, a firma del signor Bertoldi, in merito alla proclamazione dello sciopero dei dipendenti del Pubblico Impiego, indetto per mercoledì 9 dicembre. Il lettore si dice scandalizzato poiché la giornata di sciopero si aggiunge ad altri 4 giorni di vacanza. Voglio ricordare al lettore che una giornata di sciopero non si può considerare vacanza visto che non viene retribuita. È vero, stiamo attraversando una drammatica crisi economica, peccato però che di questo dramma non se ne faccia carico la Regione Veneto visto che ha votato all'unanimità un sostanzioso aumento di stipendio (74Mila euro) a favore del nuovo Direttore Generale della Sanità Veneta, e guarda un po', senza che venisse indetto nessun sciopero. Penso che i cittadini dovrebbero essere informati anche di queste decisioni per dare un giudizio più equo alle notizie che dà la stampa.

Daniela Pescatori


Cara lettrice,
cerchiamo di evitare inutili dispute demagogiche.

Ci sono politici assai più bravi di noi in questo. La regione Veneto ha portato a 240mila euro lordi annui lo stipendio massimo previsto per il Direttore generale della Sanità perché questi, piaccia o non piaccia, sono i valori di mercato per chi ricopre incarichi pubblici di quel livello. Non in Veneto, ma anche in altre regioni dove la sanità ha livelli di efficienza assai inferiori. Se si vuole avere nel settore pubblico manager all'altezza dei compiti richiesti, bisogna pagarli in modo adeguato. Altrimenti molti, se non tutti, andranno a lavorare nel privato dove per incarichi analoghi ricevono stipendi due o tre volte superiori. È questo che vogliamo? Per questo, secondo lei, bisognerebbe scioperare? Per favore, non scherziamo. Non inventiamoci paragoni impropri. Lo scandalo dello sciopero dei dipendenti pubblici sta nel fatto che i cosiddetti statali sono tra i non molti lavoratori che, in questo periodo, non hanno visto scalfite in nessun modo le loro garanzie e le loro retribuzioni. Non hanno perso né rischiato nulla. Neppure un euro di stipendio. Non hanno mai dovuto attendere una cassa integrazione in ritardo, magari di tre-quattro mesi. E non temono di perdere il posto di lavoro quando scadrà il blocco dei licenziamenti deciso dal governo. Le sembra poco? E proprio loro, in questo momento, scendono in sciopero? Le pare giusto? O non è piuttosto uno schiaffo, un'offesa a tanti altri lavoratori meno fortunati e tutelati? Parliamo di questo. Provi a rispondere a queste due domande. I diritti sono importanti. Ma in qualche caso sarebbe bene riflettere prima sui doveri. Anche sui doveri verso gli altri.

Ultimo aggiornamento: 18:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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