Il dietrofront sullo sci è la prova di un sistema che non funziona. E del ruolo sbagliato degli esperti

Martedì 16 Febbraio 2021
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Egregio direttore,
Tanto tuonò, che piovve. Abbiamo appena ascoltato il proclama di sua eminenza Mario Draghi per enunciare che a nessun Ministro del suo Governo è consentita l'iniziativa indipendente su provvedimenti istituzionali dei singoli Dicasteri. Ebbene, in barba a tutti e a tutto, con il solito scudo del CTS, a poche ore prima dall'apertura della pratica dello sci, con gli operatori di settore-industriale impegnatisi molto economicamente e strutturalmente per la ripresa delle attività sciatorie, l'ineffabile mancato scrittore di libri sulla pandemia, il Ministro Speranza pare autonomamente - ha pubblicato un editto di proibizione fino al cinque marzo dello sci nazionale. Se questo esempio sarebbe la parola data ai cittadini italiani da sua eminenza Mario Draghi, beh cominciamo male, molto male.


Alberto Stevanin


Caro lettore, 
la paradossale vicenda dello stop in zona Cesarini all'apertura degli impianti sciistici, è un classico esempio di un sistema che va cambiato e della necessità che tra esperti e potere politico si definisca un nuovo rapporto.

E' uno dei molti temi di cui Mario Draghi dovrà occuparsi. Facciamo un piccolo passo indietro: perché si era deciso che dopo il 15 febbraio gli impianti sciistici potevano riaprire? Perché il Cts, il Comitato tecnico scientifico, una decina di giorni fa aveva dato il via libera. In modo chiaro e di sua iniziativa. Gli operatori si erano perciò messi al lavoro per essere pronti, le Regioni avevano emesso le relative ordinanze, l'azienda del turismo invernale si era attivata. Peccato che lo stesso Cts, il 14 febbraio, a poche ore dalla riapertura degli impianti abbia fatto retromarcia chiedendo lo stop fino al 5 marzo, che equivale a dire: stagione finita. Cosa c'è che non va in tutto questo? Che, fatto salvo il principio inderogabile che la salute viene prima di tutto, non si può ignorare l'impatto economico e sociale di una decisione del genere e non si possono ignorare le conseguenze che ha se viene presa all'ultimo momento. E se gli esperti, spesso troppo impegnati a rilasciare interviste, non hanno la sensibilità per capire queste cose, la deve avere almeno la politica. È il suo ruolo. Non solo: poiché è chiaro che lo stop alla riapertura ha un costo economico, non solo per i mancati introiti ma anche per i danni che ha provocato visto che erano stati sottoscritti contratti con gli addetti per riaprire gli impianti e preparare le piste, bisogna, contestualmente allo stop, definire e avviare i ristori economici fissando entità e tempi entro cui andranno erogati. Nulla di tutto ciò è avvenuto. E questo non è accettabile. Come non è accettabile che i consulenti del governo rilascino interviste, anticipando le loro opinioni a stampa e tv, alimentando dubbi e confusione. Riferiscano le loro idee e preoccupazioni a chi di dovere. Non sono star od opinionisti, sono scienziati. Se ne ricordino.

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