Il voto e le spallate fallite: ecco perché Salvini anche se ha aumentato consiglieri, appare come il perdente

Giovedì 24 Settembre 2020
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Caro Direttore, 
dopo l'Emilia Romagna, seconda sconfitta di Salvini in Toscana. Ha perso? Quelli che esultato mi sembrano Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio di tre uomini e una gamba, contenti di aver segnato tre gol dopo averne incassati undici. Non dimentichiamo che sono le regioni più rosse, con un elettorato intrecciato di mille interessi economici. Salvini ha messo in forse roccaforti imprendibili e si parla di sconfitta? Ma davvero si pretende che tutta l'Italia voti Lega. Via, non siamo in Bulgaria. Piuttosto consiglierei a Salvini di cambiare atteggiamento, da provocatore a calmiere. Impari da Zingaretti che non dice mai niente. 

Enzo Fuso 
Lendinara (Rovigo)


Caro lettore, 
numeri alla mano la sua analisi non fa una piega. In queste elezioni il centrodestra ha conquistato due regioni in più, Marche e Valle d'Aosta, e laddove non ha vinto, come in Toscana, ha sensibilmente aumentato i propri consensi. Lo stesso e' accaduto in alcune città capoluogo. La Lega in particolare è passata da 46 a 75 consiglieri regionali. Tutto vero. La politica però, oltre che di cifre, vive anche di attese e di proclami. In una parola: di comunicazione. Cerco di spiegarmi: quando si promettono o annunciano assalti senza poi riuscire ad abbattere nessun muro avversario, alla fine si paga il conto. È quello che è successo al centrodestra, e in particolare a Salvini, con l'Emilia prima e, nell'ultimo week end elettorale, con la Toscana e Puglia. I fortini rossi non sono stati espugnati come qualcuno aveva sperato e preannunciato. Così i soldati schierati in difesa dei loro baluardi, da possibili vinti si sono trasformati in vincitori e i loro comandanti, ossia i candidati governatori del centrosinistra, sono stati portati in trionfo come eroi. Ecco perchè, dopo il voto di domenica e lunedì, il leader del Pd Zingaretti, che ha conservato per qualche punto percentuale due regioni ma ne ha perse altre due, è apparso in tv trionfante, mentre Matteo Salvini, nonostante abbia aumentato seggi e consiglieri, sembrava reduce da una mesta cerimonia. Credo abbia ragione lei: per il leader della Lega c'è anche un problema di atteggiamento, che non è un aspetto secondario per chi si candida a leader di una coalizione e di un Paese. A questo proposito ho letto un'intervista al riconfermato presidente della regione Liguria, Toti, uomo di centrodestra certamente non sospettabile di pregiudiziale antipatia verso Salvini. Ecco cosa ha detto sul leader della lega: «Per essere il capo servono due cose: i numeri e la capacità di gestire la coalizione. In Salvini i primi ci sono, la seconda per ora no. Lui si concentra solo sulle sue battaglie. Va per conto suo. Non ascolta. E a forza di dare spallate, finisce per rimediare una lussazione dopo l'altra» . Credo che Salvini e chi gli sta accanto farebbero bene a riflettere su queste parole.
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