Gli sprechi e i privilegi? Sono più diffusi di quanto si creda. Ma vanno combattuti con serietà

Venerdì 25 Settembre 2020
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Caro Direttore,
a proposito di indennità parlamentari se si fosse fatto un referendum come sarebbe finita? Quasi certamente come è successo per il taglio. Non diversamente sarebbe accaduto con gli stipendi dei commessi del Parlamento, della Banca d’Italia e dei Consiglieri regionali. Questo significa che il problema esiste, almeno a livello di percezione del popolo italiano. Inutile sollevare il tema della uguaglianze e poi considerare il tutto irrilevante. Ne è importante se a prendere l’iniziativa sono i Cinque Stelle o qualche altro partito. A leggere le indennità parlamentari, si rimane letteralmente sconcertati. Oltre a riscontrare che siamo ai primissimi posti in Europa per il trattamento economico, nonostante la disastrata nostra economia (indice di scarsa civiltà), si notano delle voci e delle spese senza alcuna rendicontazione (diversamente da altri Paesi), in particolare per i viaggi e gli spostamenti. Inutile continuare a soffermarsi sui “modesti” risparmi nel caso di una riforma. Il valore della questione è soprattutto simbolico ed anche etico. Di conseguenza economico. Se una classe dirigente può comportarsi in questo modo, molti cittadini troveranno il pretesto per fare altrettanto.

Luigi Floriani
Conegliano (Treviso)

Caro lettore,
ma certo che il problema esiste. Ed esiste nella realtà, non solo nella percezione popolare. Nei palazzi del potere, non solo di quello centrale, si annidano sprechi e privilegi di tanti tipi. Per esempio: si è mai chiesto perché il presidente della Corte costituzionale in Italia cambia ogni 3-4 mesi, quando la Costituzione prevede che il suo mandato sia di 3 anni e sia anche rinnovabile? La ragione è semplice: i giudici della Corte hanno deciso che, quando un presidente scade, a sostituirlo sia sempre il giudice più anziano, cioè quello più vicino alla pensione. Una prassi legittima che ha però come conseguenza quella di moltiplicare il numero di giudici costituzionali che assumono, magari anche solo per poche settimane, la carica di presidente. E ciascuno di loro ha ovviamente diritto a tutti i benefici economici previsti per la carica: uno stipendio maggiorato di un quinto rispetto ai suoi colleghi, una non indifferente serie di benefit (alloggio, autista, commessi, etc)e, dettaglio non marginale, una pensione più elevata a conclusione. Come accade per i parlamentari, anche in questi meccanismi c’è nulla di illegale.

Ma che si tratti di privilegi non c’è dubbio. Vanno cancellati? Certamente sì. Basta non limitarsi a questo e non illudere i cittadini. Per esempio: aver tagliato 300 parlamentari è certamente un risparmio per le casse dello Stato e, se correttamente interpretato, anche un segnale positivo. Ma lascia del tutto irrisolto il problema principale. Cioè il fatto che abbiamo un Parlamento inefficace, con regole inadeguate alle esigenze del nostro tempo e troppo lento nel suo processo decisionale. E questo non è un problema che si risolve con un sì e un no. E neppure con un gesto simbolico.
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