Anche in politica non tutto il passato merita di essere rimpianto

Venerdì 12 Ottobre 2018
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Caro Direttore, 
ho l'impressione che questo nostro Paese non riuscirà mai a diventare un paese normale. Si continua a diffondere la cultura del perdonismo e del condono. Si continua a diffondere l'abusivismo edilizio ed ecco fare a gara a chi propone il miglior condono edilizio. L'evasione fiscale è diventato un fenomeno con cifre davvero grandissime, si parla di oltre 120 miliardi di evasione, ed ecco un condono mascherato sotto la denominazione di pace fiscale. La burocrazia è divenuta asfissiante sotto ogni aspetto, come pure la continua promulgazione di decreti e leggi. La giustizia che si va sempre più ingolfando, con il rischio di paralisi totale, dove domina la prescrizione. Se a tali fenomeni aggiungiamo la corruzione, la deleteria azione delle diverse mafie, ci si rende conto che per divenire un Paese normale necessita una vera seria rivoluzione culturale e politica. Bisogna forse richiamare in vita uomini come De Nicola, Einaudi De Gasperi, Nenni, Togliatti, La Malfa, Saragat, Pertini, Lombardi, Moro ecc. ecc. Cioè la classe politica della ricostruzione e del boom economico della nostra Italia.


Gianvito Caldararo
Sacile (Pordenone) 


Caro lettore, 
come ha detto qualcuno: «Spesso abbiamo nostalgia del passato perché ce lo siamo dimenticati». Lei ha ragione quando afferma che siamo un Paese destinato a convivere con la propria anormalità, che predica rivoluzionari morali e politiche senza mai essere in grado di realizzarle. Ma benché consapevole di ciò e dei tanti malanni che ci rendono difficile la vita e precaria l'idea del futuro, ho qualche difficoltà a rimpiangere il passato e, soprattutto, tutti gli uomini politici che lei elenca. Non è naturalmente in discussione il valore e la preparazione culturale, spesso notevole, della classe dirigente dell'epoca, ma l'efficacia della loro azione questa sì. Perché se il dinamico pragmatismo di alcuni protagonisti di quella stagione, penso per esempio a Luigi Einaudi o a Enrico Mattei, o il riformismo illuminato di altri, penso a Riccardo Lombardi, furono decisivi nel trainare la crescita e la modernizzazione dell'Italia, è anche vero che in quell'epoca presero forma alcuni dei mali che condizionano e frenano oggi il Paese: da quella che lei definisce la cultura del perdonismo alla pervasività della politica negli apparati dello Stato e nella società.
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