Caro direttore,
Ugo Doci
Mestre
Caro lettore,
la prevalenza delle forze estreme e più radicali o populiste non agevola mai la dialettica democratica. Ma se, secondo i sondaggi, il Movimento 5 stelle guidato da Giuseppe Conte ha ormai superato il Pd e rappresenta la prima forza di opposizione, la colpa non è di qualche spirito maligno, ma innanzitutto del Pd. Della debolezza della sua proposta politica e delle leadership che ha espresso in questi anni. Ma non solo: con alcune sue scelte, e innanzitutto con quella del cosidetto campo largo, il Pd ha legittimato M5S e il suo capo-partito come interlocutore e come forza progressista, consegnandogli di fatto la rappresentanza al Sud di intere fasce di elettorato. L'errore principale, che sta condizionando pesantemente anche il dibattito congressuale dei dem, credo stia proprio qui: nel non aver compreso fino in fondo che M5S e Conte per quel che esprimono, per il populismo assistenzialista e statalista che rappresentano, per il finto e disinvolto pacifismo di cui si fanno portabandiera, per la retorica pauperista del loro capo partito, non sono, come dice qualcuno, il naturale alleato di una grande forza di sinistra moderna, ma il suo inevitabile e pericoloso rivale. Se il Pd non comprende che il tema cruciale per il suo destino e per il suo futuro non sono le alleanze bensì la proposta politica, temo che non riuscirà ad arrestare il suo declino. E una proposta politica progressista e moderna, capace di rappresentare il mondo de lavoro e dei diritti, non può che essere conflittuale con i fautori del reddito di cittadinanza e con il pauperismo dell' avvocato del popolo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout