Migranti, perchè l'accoglienza non resti una parola vuota servono chiare e coraggiose scelte politiche

Venerdì 22 Settembre 2023

Egregio direttore,

desidero fare alcune considerazioni sulla lettera del signor Lorenzo Martini, che avete titolato "Una Chiesa ideologizzata". Il lettore inizia la sua critica alla Chiesa, citando il cardinale Zuppi: "È incompatibile con l'essere Cattolici, nutrire dubbi o avere resistenze sull'accoglienza ai profughi che arrivano via mare".

Che c'è di strano? Il compito della Chiesa è di diffondere l'insegnamento del Vangelo, qualsiasi siano le considerazioni che qualcuno possa fare, sulla Chiesa e sul Vangelo. Ma non finisce qui. Curiosamente, il lettore scrive: "Gli individui che giungono dall'Africa sub sahariana non sono i più poveri del Continente...". È veramente interessante: chi gliel'ha detto? Dove l'ha letto? La lettera conclude con la considerazione che la Chiesa passi da posizioni teologiche a posizioni ideologiche. Torno a osservare: la Chiesa fa riferimento al Vangelo, esorta a essere coerenti con tale insegnamento. È strano?

Antonio Sinigaglia

Caro lettore,
no non è strano: la Chiesa, come si dice, fa il suo lavoro. Richiama valori e principi e parla non solo ai cattolici ma all'intera umanità. Basta però non strumentalizzare le sue parole e non banalizzarle usandole come semplice arma di propaganda. Basta non utilizzarle per sfuggire alle proprie responsabilità. Perché l'immigrazione, soprattutto nelle dimensioni che questo fenomeno ha raggiunto, non è un tema religioso o teologico, ma innanzitutto politico. E tocca alla politica, e non alla Chiesa, individuare soluzioni e vie d'uscita. A partire proprio da uno dei concetti che più spesso riecheggiano quando si parla di immigrazione: accoglienza. Una parola che può avere nella realtà molte e diverse declinazioni. Perché il tema non è semplicemente accogliere chi arriva nel nostro Paese, ma chi, come, quanto e quando farlo. Secondo le previsioni, entro la fine di quest'anno in Italia entreranno, dalle coste o dal fronte orientale, almeno 200-250mila persone. Alcune stime arrivano a parlare di 300 mila e più. Una popolazione pari a quella di una città italiana di dimensioni medio-grandi. Pensiamo ragionevolmente che l'Italia, da sola, possa accoglierli in pochi mesi senza che questo abbia forti impatti sociali, economici nonché sul piano della sicurezza? Ed è quello che vogliamo? Da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare, è questa un'accoglienza auspicabile? Conosco le obiezioni che qualcuno a questo punto farà: ma noi non facciamo più figli e le nostre aziende non trovano lavoratori, abbiamo bisogno dei migranti. Dobbiamo "accoglierli". Giusto. Ma secondo regole e modalità che stabiliamo noi, non gli scafisti o qualche spregiudicato ras locale. Non facciamoci illusioni: l'immigrazione clandestina esisterà sempre, ma se i flussi non verranno regolati (e questo significa talvolta anche fermarli o indirizzarli anche verso altri Paesi), dalle coste africane la gente, più o meno povera poco importa, continuerà a partire nella speranza di toccare il suolo europeo e italiano innanzitutto. E se non saremo in grado di governare questo fenomeno, l'accoglienza finirà per essere una parola vuota.

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