Egregio direttore,
desidero fare alcune considerazioni sulla lettera del signor Lorenzo Martini, che avete titolato "Una Chiesa ideologizzata". Il lettore inizia la sua critica alla Chiesa, citando il cardinale Zuppi: "È incompatibile con l'essere Cattolici, nutrire dubbi o avere resistenze sull'accoglienza ai profughi che arrivano via mare".
Antonio Sinigaglia
Caro lettore,
no non è strano: la Chiesa, come si dice, fa il suo lavoro. Richiama valori e principi e parla non solo ai cattolici ma all'intera umanità. Basta però non strumentalizzare le sue parole e non banalizzarle usandole come semplice arma di propaganda. Basta non utilizzarle per sfuggire alle proprie responsabilità. Perché l'immigrazione, soprattutto nelle dimensioni che questo fenomeno ha raggiunto, non è un tema religioso o teologico, ma innanzitutto politico. E tocca alla politica, e non alla Chiesa, individuare soluzioni e vie d'uscita. A partire proprio da uno dei concetti che più spesso riecheggiano quando si parla di immigrazione: accoglienza. Una parola che può avere nella realtà molte e diverse declinazioni. Perché il tema non è semplicemente accogliere chi arriva nel nostro Paese, ma chi, come, quanto e quando farlo. Secondo le previsioni, entro la fine di quest'anno in Italia entreranno, dalle coste o dal fronte orientale, almeno 200-250mila persone. Alcune stime arrivano a parlare di 300 mila e più. Una popolazione pari a quella di una città italiana di dimensioni medio-grandi. Pensiamo ragionevolmente che l'Italia, da sola, possa accoglierli in pochi mesi senza che questo abbia forti impatti sociali, economici nonché sul piano della sicurezza? Ed è quello che vogliamo? Da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare, è questa un'accoglienza auspicabile? Conosco le obiezioni che qualcuno a questo punto farà: ma noi non facciamo più figli e le nostre aziende non trovano lavoratori, abbiamo bisogno dei migranti. Dobbiamo "accoglierli". Giusto. Ma secondo regole e modalità che stabiliamo noi, non gli scafisti o qualche spregiudicato ras locale. Non facciamoci illusioni: l'immigrazione clandestina esisterà sempre, ma se i flussi non verranno regolati (e questo significa talvolta anche fermarli o indirizzarli anche verso altri Paesi), dalle coste africane la gente, più o meno povera poco importa, continuerà a partire nella speranza di toccare il suolo europeo e italiano innanzitutto. E se non saremo in grado di governare questo fenomeno, l'accoglienza finirà per essere una parola vuota.
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