Gli spot piazzati nel momento cruciale di un film fanno arrabbiare ma non si possono proibire

Martedì 9 Luglio 2019
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Caro direttore,
non so se esiste un Garante, in fatto di trasmissioni tv. Il dubbio nasce da ciò che capita di vedere di increscioso su certi canali, tipo il 5 di Mediaset. Mi riferisco alla pubblicità inserita, senza alcun preavviso, nei momenti più toccanti. Nel film Vittoria ed Abdul, prima serata di ieri, l'interruzione irrompe nel finale, quando la regina, morente nel suo fastoso letto, chiede di poter parlare da sola col suo giovane maestro. Tutti gli astanti, figlio compreso, sono tenuti ad uscire dalla stanza. Abdul si deve avvicinare a pochi centimetri dal volto, per poter distinguere parole, emesse con una flebile voce. Il telespettatore, coinvolto nell'emozionante momento conclusivo, deve anch'egli tendere l'orecchio, oltre che cercare il telecomando, per sentire meglio. Non c'è problema, ci pensa Mediaset, ad alzare il volume. Sulla scena conclusiva irrompe un rabbioso e roboante Suv, pronto a scalare le montagne. Come definire l'arguzia dei responsabili, quella di scegliere proprio quel momento, alla faccia dell'allibito spettatore, nonché di quel regista, tutto teso a perfezionare un'opera d'arte? Ah, quando la furberia commerciale riesce a coincidere perfettamente con quello che può essere anche definito un vero e proprio atto delinquenziale!

Aldo Martorano
Venezia


Caro lettore,
credo che tutti siano infastiditi quando uno spot interrompe uno spettacolo che appassiona.
E tanto maggiore è la tensione emotiva, tanto maggiore è l'irritazione. Il più grande dei nostri registi, Federico Fellini, coniò qualche anno fa lo slogan Non si interrompe un'emozione proprio per contestare la presenza delle interruzioni pubblicitarie nelle tv, in particolare durante la trasmissione di film, considerati opere dell'ingegno umano e non semplici prodotti commerciali. Tuttavia alle sue obiezioni, Canale 5 avrebbe buon gioco a rispondere che Mediaset è un'azienda privata e, al contrario di altre emittenti, non ha altre entrate se non la pubblicità e cerca quindi di valorizzarla, cioè venderla e proporla, nel migliore (per lei) dei modi. Inoltre non dimentichiamo che sul tema si è già espresso anni fa anche il popolo italiano. Nel 1995 ci fu infatti un referendum che aveva proprio l'obiettivo di impedire l'interruzione di film e partite di calcio con spot pubblicitari. Più di 15 milioni di italiani, oltre il 55,5% di coloro che andarono a votare, si dichiararono però contrari a questa proposta, che fu quindi accantonata. Temo quindi che non le resti che, soffrire e sorbirsi quei fastidiosi spot piazzati magistralmente nel momento chiave di un film. O, in alternativa, cambiare canale.
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