La crisi dell'Italia non è colpa
dell'euro ma del debito pubblico

Sabato 3 Gennaio 2015
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Caro direttore,

ho letto con interesse la puntualizzazione del prof. Lucio Malfi (mio non dimenticato insegnante di Politica economica) circa l'andamento della nostra moneta, a partire dall'Ecu. Aggiungo una considerazione: l'euro, dopo l'infausto breve periodo di doppio regime, ha assunto il valore delle nostre mille lire (cioè un prodotto che valeva mille lire è venuto a costare 1 euro, dimezzando di fatto il nostro potere d'acquisto, in regime di rigida dinamica dei salari e pensioni). Ma non è stata colpa dell'euro. La situazione l'ha determinata il "mercato" (in mano a potenti multinazionali e a istituzioni commerciali poco scrupolose, cui si sono accodati molti opportunisti), che ci ha impoverito, il tutto sotto gli occhi inerti di molti politici.



Qualcuno suggerisce che per aiutare le nostre esportazioni e creare più occupazione sarebbe opportuno istituire un doppio regime con due euro: uno forte, l'attuale (dollaro permettendo) e uno debole. Ma in questo caso le nostre importazioni (materie prime) e il nostro debito pubblico verrebbero decisamente penalizzati. Quale convenienza? È un'equazione con molte variabili, di non facile soluzione. Quindi l'unica soluzione è quella di sostenere i tanti nostri validi imprenditori ad aumentare la produttività delle loro aziende, con minori balzelli e burocrazia e tante riforme istituzionali.




Gianfranco Giusti

Mestre (Venezia)





Caro lettore, ho grande rispetto per le idee di tutti, ma sono convinto che nel 2015 le discussioni sui danni dell'euro e anche le campagne politiche contro la moneta unica siano spesso poco più che speculazioni intellettuali o artifizi propagandistici. Non ci sono dubbi sul fatto che l'ingresso dell'Italia nell'euro sia stato all'epoca malamente gestito dal governo italiano e che i possibili effetti positivi della moneta unica (il ribasso dei tassi d'interesse) sui nostri conti pubblici siano stati in larga parte vanificati da scelte dissennate di politica economica.



Tuttavia addebitare oggi all'euro le difficoltà della nostra economia è una singolare forma di strabismo. L'Italia non è penalizzata o frenata dall'euro ma, innanzitutto, da un colossale debito pubblico, da una pressione fiscale record, da una burocrazia inadeguata e da costanti cali di produttività del sistema produttivo. Sono questi i veri nodi da sciogliere per ridare slancio al nostro Paese. Non altro.

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