Il fronte orientale: una storia di brutalità, soprusi e falsità, ma il Giorno del ricordo deve unire, non dividere

Sabato 10 Febbraio 2024
Il fronte orientale: una storia di brutalità, soprusi e falsità, ma il Giorno del ricordo deve unire, non dividere

Caro direttore,

a mio parere il 10 febbraio si dovrebbero ricordare non solo le vittime uccise barbaramente dai comunisti jugoslavi tra le doline carsiche, ma anche le sofferenze e umiliazioni che giuliani e dalmati dovettero subire a causa di due muri, uno politico e l'altro fisico. Il primo fu rappresentato dai comunisti italiani che cercarono in tutti i modi di far ricadere sugli esuli sbarcati nel nostro Paese l'accusa di essere tutti fascisti in fuga dal "paradiso socialista" del criminale di guerra Tito e, quindi, degni di essere perseguitati in patria. Il secondo fu il risultato del confine tra Italia e Jugoslavia tracciato dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. La cosiddetta linea francese, perché disegnata dalla commissione di Parigi, era uno sciagurato compromesso tra quella sovietica, che assegnava tutta la Venezia Giulia e il Friuli orientale alla Jugoslavia, e quelle americana e britannica, più favorevoli all'Italia perché le lasciavano le coste istriane, abitate da italiani. La linea francese cedette alla Jugoslavia i sobborghi orientali di Gorizia e restituì all'Italia solo il centro storico della città, dividendo con il muro le famiglie come successe a Berlino. Grazie all'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea, il muro non c'è più, chiunque si reca a Gorizia può vedere che nel Piazzale della Transalpina è stato sostituito da una linea di mattonelle e una targa che ci ricordano che ora il confine è diventato solo una linea di demarcazione tra due Stati membri della medesima comunità, ma quanta sofferenza è costato?


Mauro Cicero


Caro lettore,
il Giorno del ricordo deve unire, non dividere.

Serve a mantenere viva la memoria di tutte le violenze, le umiliazioni, le torture fisiche e morali di cui nel secondo dopoguerra furono vittime tanti italiani che abitavano nei territori del fronte orientale. Non solo di coloro che vennero barbaramente trucidati e gettati nelle foibe. Questi luoghi e quei morti sono diventati i simboli di quella tragica stagione perché lì si consumarono i delitti più orribili di cui si macchiarono le forze titine. Ma un comune e atroce destino accomunò migliaia di nostri connazionali. Che agli dei partigiani comunisti avevano due grandi colpe: quello di essere italiani e quello di non volersi piegare alla dittatura comunista e di voler vivere nella libertà e nella democrazia. Anche per questo il Giorno del ricordo non può e non dove essere una ricorrenza divisiva: perché richiama l'identità nazionale e principi fondanti della nostra Costituzione. E ricorda il prezzo, alto e talvolta altissimo, che tanti pagarono perché credevano in quei valori. Purtroppo per lungo tempo la memoria di tante vittime e di tanti profughi è stata infangata da una vulgata storica che li faceva apparire come conniventi del fascismo e, in quanto tali, li presentava come vittime "inevitabili" del clima feroce di quegli anni. Un vergognoso tentativo di giustificare violenze, soprusi e assassini. Solo un non facile lavoro di ricostruzione storica ha permesso di cancellare tante falsità e di ricostruire le brutalità compiute in quegli anni. Che, anche per questo, non vanno dimenticate.

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