La fase 2 non va affrontata nè con ottimismo nè con pessimismo. Serve innanzitutto consapevolezza

Mercoledì 6 Maggio 2020
Caro direttore,
il governatore del Veneto Luca Zaia ostenta da qualche tempo nelle sue esternazioni un pessimismo molto strano, infatti se fino a qualche settimana fa dalle sue parole usciva una luce di speranza, tutto ad un tratto assistiamo a una marcia indietro che ha poco senso. Nelle sue puntate, inocula angoscia e paura togliendo ogni speranza a chi è invece più ottimista, informa che il virus se ne andrà per non tornare nei prossimi mesi. Che senso ha tuto questo? Ci dicono e lui ci ricorda che entro ottobre in virus ci farà di nuovo compagnia. Ma allora perchè riprendere scuola e quant’altro? O forse prepariamo il Veneto ad una vita in clausura? 

Rimo Dal Toso 
Padova

Caro lettore,
a dire la verità il governatore del Veneto Luca Zaia è stato spesso accusato, soprattutto dai suoi oppositori politici, di essere troppo ottimista. Di volere anticipare i tempi delle riaperture e di aver allargato troppo le maglie dei decreti governativi, consentendo, per esempio, prima del 4 maggio, il ritorno all’attività fisica non solo nelle vicinanze di casa. Il governatore della Toscana gli ha persino dato dello “sbruffone” dopo che Zaia nei giorni scorsi aveva affermato che il Veneto, in base all’andamento dei dati epidemiologici, cioè al costante calo di contagi e ricoveri nella regione, era pronto a far ripartire attività come bar, ristoranti e barbieri prima della data del 1 giugno fissata dal decreto della Presidenza del Consiglio. Ho l’impressione che molti di queste polemiche e degli attacchi a Zaia trovino una loro spiegazione innanzitutto nei risultati dei sondaggi che segnalano una forte crescita del gradimento politico del governatore veneto, ormai secondo solo a Conte. Un fenomeno politico di cui si è occupato ieri anche un quotidiano autorevole come il britannico Financial Times e che ovviamente non lascia tranquilla l’opposizione di casa nostra. Ma aldilà delle schermaglie politiche, credo che sia sbagliato porre la questione in termini di pessimismo o ottimismo. Di fronte alla minaccia del coronavirus ciascuno, in virtù delle proprie inclinazioni, può essere responsabilmente ottimista o saggiamente pessimista.

Ma tutti abbiamo il dovere di essere consapevoli. Innanzitutto del fatto che, con l’inizio della cosiddetta Fase 2, non è tutto finito. Ìl virus è ancora tra di noi. Grazie alle misure e ai divieti introdotti la sua virulenza si è attenuata, ma, come ci ripetono tutti gli scienziati, può tornare a colpire con forza e a mietere vittime come e più di prima, se non continueremo a rispettare norme e regole. Sappiamo anche che, con ogni probabilità, in autunno ci sarà una seconda ondata ed è bene quindi prepararsi per affrontarla con idee più chiare e strategie più puntuali di quelle messe in campo in questi mesi. Non siamo condannati a vivere in clausura né nell’angoscia. Siamo obbligati però a conoscere i rischi che corriamo. Soprattutto ora che con il virus dobbiamo convivere. 
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