Draghi ha riportato un po' di serietà nella nostra politica, ma non possiamo chiedergli di fare miracoli

Martedì 9 Febbraio 2021
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Caro direttore,
Draghi ha salvato l’Euro e pure l’Italia, ma col consenso. Ma tra il Draghi che si appresta a ricevere le chiavi di palazzo Chigi e quello che comandava la Bce c’è di mezzo un abisso. All’Istituto Centrale, il nemico era ben visibile nel leader della Bundesbank, è stato un avversario tanto implacabile quanto corretto . Il Palazzo italiota è invece spesso (quasi sempre) teatro di guerre di logoramento, peggio delle “ baruffe chioggiotte” di Goldoni. Un conto è confrontarsi in un contesto di banchieri centrali ; un altro avere a che fare con un’orda (analfabeti pure), questuanti da sacrestie e ribaltonisti come da tradizione secolare. Prova da mettere in crisi (forse) perfino l’aplomb draghiano. Draghi da leader Bce, è sempre apparso un po’ ingessato. Come si comporterà quando verrà circondato per strada da un nugolo di cronisti ? Qualcosa nel suo stile di comunicazione dovrà cambiare. Ma una cosa è certa : comunque vada, dalla sua bocca non usciranno mai gaffe giallorosseverdi.

Giancarlo Parissenti
Mestre


Caro lettore,
ancor prima che sia arrivato a Palazzo Chigi, a Mario Draghi si chiede di tutto e di più.

Ma nemmeno l’ex numero uno di Bce ha la bacchetta magica. I miracoli, a quanto ci risulta, non rientrano nel suo repertorio. Considerata la gravità della crisi politica, economica e sociale italiana, Draghi dovrà impegnarsi a fondo e troverà sulla strada molti più nemici e insidie di quanto in questi giorni possa apparire. Probabilmente, nel momento in cui indosserà i panni del premier, dovrà anche ritoccare il suo stile di comunicazione adeguandolo al ruolo di chi guida un governo e una coalizione di partiti e non più un santuario della finanza. Ma la capacità di adattamento è una delle qualità richieste a un leader politico. E Draghi finora ha dimostrato di sapersi muovere con abilità e destrezza tra i marosi imprevedibili della nostra politica. A cambiare opinione, e ad uniformarsi persino al suo stile, sono stati piuttosto gli altri. Abbiamo visto ex profeti del “vaffa” sedersi compostamente al tavolo delle consultazioni. Contestatori dell’euro convertirsi a un pragmatico europeismo. Segretari annunciare che mai e poi mai si sarebbero alleati con “quelli là”, salvo poi fare una rapida marcia indietro. Non bisogna illudersi troppo, naturalmente. Però sembra che Draghi abbia già riportato un sussulto di serietà e di consapevolezza nella nostra politica. Durerà? Lo speriamo, ma non ci sentiamo di garantirlo.

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