La crisi di governo è la conseguenza del fallimento dei 5 Stelle, vittime delle loro debolezze e contraddizioni

Venerdì 15 Luglio 2022
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Caro Direttore,
come dicono i Maneskin, i 5Stelle sono fuori di testa. Fra rancori, manie di grandezza e ignoranza totale di come si governa una Nazione, stanno mettendo in crisi un governo che, come disse Wiston Churchill una volta, non sarà il massimo ma non ne vedo uno migliore. L'unica cosa a cui sono aggrappati è l'11 ottobre, giorno in cui maturerà il diritto alla pensione dei peones che potranno così chiedere l'assistenza pubblica per tutti gli anni che restano loro da vivere. C'è una data da rispettare, ma per avvicinarla le vie del Signore, pardon del Parlamento, sono infinite.

E.F.
Rovigo


Caro lettore,
davvero non so cosa accadrà nei prossimi giorni a Palazzo Chigi e dintorni. Se il governo resisterà e fino a quando, se cadrà, se ci sarà o meno un Draghi bis o un governo balneare, se si voterà in autunno o in primavera. Quando la politica, o una parte di essa, prescinde in modo così clamoroso dalle esigenze concrete di un Paese e quando gli interessi o delle beghe di bottega e di Palazzo prevalgono con tanta evidenza su quelli generali, è difficile azzardare previsioni. Purtroppo sta succedendo ciò che avevamo previsto: la bomba M5s prima o poi sarebbe esplosa in modo deflagrante, vittima delle contraddizioni e della debolezza culturale e politica di un movimento nato sull'onda di barricadere e velleitarie parole d'ordine tutte poi miseramente afflosciatesi o rivelatesi nella loro inconsistenza. L'uscita di Di Maio ha solo accelerato un processo di declino che era in corso da tempo e che è ben più profondo di quanto dicano i sondaggi che accreditano ai 5stelle ancora un 10 per cento di consensi. Francesco Alberoni ha scritto anni fa un fortunato testo universitario Movimento e istituzione diventato un classico della sociologia e declinato poi anche in alcuni libri di successo, come Innamoramento e Amore. In quel volume Alberoni analizzava il processo e il percorso attraverso cui grandi passioni collettive, i movimenti appunto, che coagulano protesta, speranze ed utopie possano trasformarsi in forze costruttive capaci di contribuire, rafforzandola, alla dialettica delle istituzioni democratiche. Per M5s tutto ciò non è accaduto: i 5stelle, sospinti da un grande consenso popolare, sono entrati in forze nel palazzo e si sono accomodati. La loro tensione al cambiamento si è rapidamente dissolta tra i velluti parlamentari. Oggi, indeboliti da scissioni e abbandoni, lottano per la sopravvivenza, aggrappandosi a qualche residuo simbolo come la difesa Redditto di cittadinanza o l'irresponsabile no al termovalorizzatore per Roma. Il conto finale di questo fallimento lo paga però il Paese.
 

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