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Dimesso, muore a casa per infarto. La sorella: «Vogliamo la verità»

Latina
Venerdì 8 Gennaio 2021 di Giovanni Del Giaccio

«Noi vogliamo capire se è stato fatto tutto ciò che si doveva». Non si dà pace Lina, la sorella di Johnny Stradello, l'uomo morto alla vigilia dell'Epifania dopo essere stato dimesso dalla clinica Città di Aprilia. La ricostruzione è leggermente diversa da quella emersa dopo che la Procura di Latina ha aperto un fascicolo. L'uomo, 60 anni, per un lungo periodo in Venezuela prima di rientrare in Italia, si è sentito male all'alba di martedì. Non erano ancora le 6, la sorella e la nipote hanno deciso di accompagnarlo in ospedale. Sapendo che a Latina l'accesso è per i soli casi Covid o per le patologie tempo-dipendenti (infarto e ictus) si sono dirette ad Aprilia. Poco prima gli avevano dato un antidolorifico per gli spasmi addominali. Al pronto soccorso, proprio per le precauzioni legate al Coronavirus, è entrato solo l'uomo che da quanto emerge è stato sottoposto a una flebo con altri antidolorifici. Intorno alle 10, visto che la situazione era migliorata, è stato mandato a casa. A riaccompagnarlo la stessa sorella.

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Nel pomeriggio, secondo quanto si apprende dagli stessi familiari, l'uomo doveva fare un piccolo lavoro con dei parenti ma proprio uno di questi lo ha sconsigliato, dicendogli che era il caso andasse a riposare anziché mettersi ad armeggiare con delle cose da sistemare. Johnny ha deciso così di andare a letto, qualche ora dopo i familiari non vedendolo hanno deciso di andarlo a chiamare ma si sono resi conto che non respirava più. A quel punto è partita la telefonata per il 118 ma quando i sanitari dell'ambulanza sono arrivati a Strada Sabotino non c'era ormai più nulla da fare. I parenti, a quel punto, hanno chiamato anche la polizia e la Procura ha aperto un'indagine. «Stiamo aspettando l'autopsia - dice ancora la sorella - al momento non possiamo aggiungere altro».
Giovanni Del Giaccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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