«Gentile cliente, per motivi di sicurezza, la invitiamo ad effettuare la verifica dei suoi dati anagrafici», recitava l'sms recapitato a una cliente nel 2020, a Firenze.
Pur senza condividere le proprie credenziali, infatti, cliccando sul link "https://hello-ign-sec.com" (ora non più attivo), la donna aveva comunque fornito un "assist" involontario ai ladri: questi avevano preso il controllo del suo account bancario, facendo un bonifico da 13.250 euro su indirizzato a conto offshore.
La denuncia
Inizialmente, l'istituto di credito si era rifiutato di risarcire la propria cliente, vittima del raggiro, nonostante lei non avesse inserito da nessuna parte i propri dati di accesso. La donna ha quindi sporto denuncia al Codacons, l'associazione che tutela i diritti degli utenti e dei consumatori.
Il caso è finito in un aula di tribunale. ll giudice Giovanna Colzi, valutata l'intera vicenda, non solo ha dato ragione alla cliente, ma ha condannato la banca a restituire alla signora l'intera cifra sottratta dal suo conto.
Secondo quanto stabilisce l'articolo 7 del Decreto Legislativo 10/2011, infatti, il cliente ha diritto al rimborso ogni qualvolta venga eseguita un'operazione sul suo conto senza la sua autorizzazione. Anche nei casi di truffe.
Il Codacons: «Sentenza giusta»
«E' una sentenza importante – spiega la presidente di Codacons Toscana, Silvia Bartolini – perché di casi come questi ne capitano tanti e il tribunale ha ribadito un principio: la banca deve adoperarsi per attuare tutti i sistemi di sicurezza possibili e che, in caso di contestazione, deve provare che è stato davvero il cliente a fare quell'operazione».
Nella sentenza del giudice si legge che è compito all'istituto di credito fornire la prova «che l'operazione di pagamento è stata autenticata, correttamente registrata e contabilizzata e che non ha subito le conseguenze del malfunzionamento delle procedure necessarie per la sua esecuzione o di altri inconvenienti».