Sms-truffa, le rubano 13mila euro: ora la banca dovrà risarcirla

La sentenza di un tribunale fiorentino ha obbligato l'istituto bancario a risarcire una donna truffata tramite un sms ingannevole

Venerdì 28 Aprile 2023
Firenze, truffata con un sms: «Gentile cliente, verifichi i suoi dati» e le rubano 13mila euro

«Gentile cliente, per motivi di sicurezza, la invitiamo ad effettuare la verifica dei suoi dati anagrafici», recitava l'sms recapitato a una cliente nel 2020, a Firenze.

Lei aveva abboccato, cliccando sul link ingannevole che seguiva al testo del messaggio, ignorando che si trattava di un tentativo di truffa di tipo "phishing". Risultato? I truffatori le avevano sottratto oltre 13mila euro dal conto in banca. Ora l'istituto bancario dovrà risarcirla, fino all'ultimo centesimo, come stabilito da un giudice. 

Pur senza condividere le proprie credenziali, infatti, cliccando sul link "https://hello-ign-sec.com" (ora non più attivo), la donna aveva comunque fornito un "assist" involontario ai ladri: questi avevano preso il controllo del suo account bancario, facendo un bonifico da 13.250 euro su indirizzato a conto offshore.

La denuncia

Inizialmente, l'istituto di credito si era rifiutato di risarcire la propria cliente, vittima del raggiro, nonostante lei non avesse inserito da nessuna parte i propri dati di accesso. La donna ha quindi sporto denuncia al Codacons, l'associazione che tutela i diritti degli utenti e dei consumatori. 

Il caso è finito in un aula di tribunale. ll giudice Giovanna Colzi, valutata l'intera vicenda, non solo ha dato ragione alla cliente, ma ha condannato la banca a restituire alla signora l'intera cifra sottratta dal suo conto. 

Secondo quanto stabilisce l'articolo 7 del Decreto Legislativo 10/2011, infatti, il cliente ha diritto al rimborso ogni qualvolta venga eseguita un'operazione sul suo conto senza la sua autorizzazione. Anche nei casi di truffe. 

Il Codacons: «Sentenza giusta»

«E' una sentenza importante – spiega la presidente di Codacons Toscana, Silvia Bartolini – perché di casi come questi ne capitano tanti e il tribunale ha ribadito un principio: la banca deve adoperarsi per attuare tutti i sistemi di sicurezza possibili e che, in caso di contestazione, deve provare che è stato davvero il cliente a fare quell'operazione».

Nella sentenza del giudice si legge che è compito all'istituto di credito fornire la prova «che l'operazione di pagamento è stata autenticata, correttamente registrata e contabilizzata e che non ha subito le conseguenze del malfunzionamento delle procedure necessarie per la sua esecuzione o di altri inconvenienti».

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