Statali, la giungla dei bonus: fuga dai salari bassi. All'Agenzia delle Entrate super incentivi, coda per il concorso

Nei Comuni stipendi bassi, 16 mila hanno cambiato amministrazione. Alle Entrate super incentivi, cancellieri in coda per il concorso dell’Agenzia

Sabato 10 Febbraio 2024 di Andrea Bassi
Statali, la giungla dei bonus: fuga dai salari bassi. All'Agenzia delle Entrate super incentivi, tutti in coda per il concorso

Al Tribunale di Torino sono preoccupati.

Non da una imprevista impennata dei reati. A togliere il sonno è un concorso pubblico, quello per l’assunzione di 4.500 dipendenti all’Agenzia delle Entrate. Ma perché il reclutamento di nuovi dipendenti da parte del Fisco costituisce una preoccupazione per le toghe sabaude? È presto detto. Il timore è che diversi cancellieri e funzionari amministrativi possano aver partecipato e vinto le selezioni indette dal Fisco. Sarebbe il colpo di grazia per un tribunale, i cui ranghi sono ormai ridotti al lumicino. Tutto nero su bianco nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di appello. Che segnala una grande novità. A lasciare l’impiego per tentare destini migliori non sono più solo i precari, ma anche i dipendenti a tempo indeterminato. 

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L’esodo

«La più rilevante criticità riguarda», spiega il documento, «l’organico del personale amministrativo. Nel corso del 2022 vi era stata l’assunzione di nuovo personale a seguito di concorsi e, nonostante ciò, questa Corte denunciava una scopertura del 19,77% totale. Nel corso del 2023 l’Ufficio ha subito rilevanti perdite di personale a causa non solo dei pensionamenti, ma, soprattutto, per le dimissioni di molti dipendenti vincitori di concorso presso altri enti». Proprio così. 

La fuga dal posto fisso

In molti stanno lasciando il posto fisso per un altro impiego sempre nella Pubblica amministrazione. Torino non è un caso isolato. La tendenza riguarda molte Corti di Appello, tanto che più di un presidente, nelle relazioni di apertura dell’anno giudiziario, ha paventato il rischio che alcuni “servizi” della giustizia possano essere fermati. Ma se dai tribunali si sposta lo sguardo verso i Comuni, lo scenario non cambia molto. Anzi. L’Ifel, la Fondazione dell’Anci, l’Associazione dei sindaci, ha denunciato che in un solo anno si sono dimessi oltre 16 mila dipendenti (16.624 per l’esattezza). E neppure uno di questi è andato in pensione. La maggior parte si è trasferita in altre amministrazioni. 

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L’interrogativo

La domanda insomma è: cosa sta succedendo? «La risposta», spiega Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa, «è che la ripartenza delle assunzioni nella Pubblica amministrazione ha dato una chance non soltanto a chi era in cerca di una occupazione, ma anche a chi già dipendente pubblico si trova a lavorare in un’amministrazione dove gli stipendi sono più bassi, oppure magari è occupato in una parte del territorio dove il costo della vita è più elevato». 

Pochi spazi

Il punto insomma, è proprio questo: ci sono ministeri e amministrazioni che pagano di più e altre che pagano di meno. A parità di competenze e di livello, con tanti posti a disposizione, i dipendenti pubblici tentano il salto. E oggi, con oltre 170 mila assunzioni l’anno, di spazio per cambiare amministrazione ce n’è tanto. Però con l’effetto collaterale di svuotare gli uffici più “poveri”. I più penalizzati sono i dipendenti comunali, che hanno gli stipendi più bassi della Pubblica amministrazione. «Tra un funzionario comunale e quello di un altro ente», sottolinea Marco Carlomagno, segretario generale di Cse «c’è una differenza in busta paga grazie al salario accessorio di almeno 400 euro al mese. Tra un dipendente semplice di Roma e quello di un’altra amministrazione pubblica, compresa anche la Città Metropolitana, l’ex Provincia, lo scarto è minimo di 200 euro al mese». 

La retribuzione "tabellare"

Lo stesso discorso vale per i ministeri e le agenzie fiscali. In questo caso la retribuzione “tabellare” è la stessa, visto che tutte queste amministrazioni fanno parte del comparto delle funzioni centrali. Ma se poi si va a vedere quanto pesano salario accessorio e straordinari, ci si ritrova in una specie di giungla retributiva. Al ministero della giustizia il salario accessorio, secondo i dati più recenti pubblicati nel Conto annuale del Tesoro, vale 646 euro l’anno. All’Inps si arriva a quasi 17 mila euro. Andiamo avanti. Se alle infrastrutture ci si ferma a 695 euro, all’Agenzia delle entrate si sfiorano i 5 mila euro. Al ministero dell’Interno, per esempio, i “bonus” valgono poco più di mille euro. Risultato? Ad oggi quasi il 30 per cento della pianta organica risulta scoperto. 
«A molti», aggiunge Sandro Colombi, segretario generale della UilPa, «è sfuggito che con l’ultima manovra di bilancio sono anche stati tagliati 3,6 miliardi ai bilanci di funzionamento dei ministeri. Riduzione alla quale invece sfuggono le agenzie. Non c’è», aggiunge, «una seria programmazione delle assunzioni». La concorrenza insomma, potrebbe persino aumentare. Con una conseguenza non da poco. Giustizia e Comuni sono in prima linea per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Che senza personale rischiano di diventare un miraggio. 

Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 19:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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