Tutti di nuovo a scuola, dopo mesi difficili di isolamento.
Scuola, mascherine in aula riducono contagi e ricoveri evitando i focolai: i dati degli studi
Scuola, normalità lontana
I primi ad accorgersi che la situazione sta ormai diventando ovunque preoccupante sono come sempre i medici. «Continuiamo ad assistere a un trend in aumento dei disturbi alimentari, contrariamente a quanto ci si aspettava - ammette Valeria Zanna, responsabile di Anoressia e disturbi alimentari dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - Certamente, l’isolamento sociale che questi ragazzi hanno vissuto nel periodo critico adesso non c’è più, però non c’è ancora una ripresa effettiva della normalità». È indubbio che il disturbo colpisce sempre su un terreno fragile. «In generale c’è stato un aumento di tutta la psicopatologia, perché sono venuti meno i fattori protettivi. L’isolamento sociale - rimarca Zanna - ha influito senz’altro. Ma poi anche il fatto che c’è stata la tendenza a sopperire il senso di solitudine con un aumento di relazioni virtuali. Non dimentichiamo che però sui social ciò che prevale è una enfatizzazione dell’immagine corporea, che non sempre corrisponde al vero. E in un momento in cui tutto si spegne di senso, il corpo diventa quasi l’unica cosa su cui posso intervenire».
Scuola, caos quarantene: il governo pensa di ridurle
E così continua la spola dei genitori che chiedono aiuto perché ormai capiscono che il rapporto col cibo sta sfociando in una disturbo da curare. «Dall’anno scorso - ricorda Zanna - abbiamo duplicato la nostra risposta. Il maggiore disturbo è senz’altro l’anoressia nervosa, colpisce tra i 10-17 anni. In questo momento, abbiamo 14 ragazzi ricoverati. Nel 2019 ci muovevamo tra i 3-4, nel 2020 siamo passati agli 8-9. In sei mesi, in ambulatorio ci sono stati 1.040 accessi. Il nostro primo intervento è rivolto alla criticità, ma poi deve continuare la presa in carico. Purtroppo, sono molto pochi ancora i centri territoriali che sono in grado dare un adeguato contributo terapeutico». E la situazione si presenta preoccupante ovunque. «I dati ci dicono che la pandemia ha determinato danni di tipo psichico ed emotivo - spiega Umberto Nizzoli, presidente della Sisdca - le figure più colpite sono i giovani tra i 16 e i 22 anni, soprattutto le femmine. Sono loro che hanno subito a distanza il danno maggiore. Non dimentichiamo che uno degli effetti collaterali sono le crisi ansiose depressive e che la modulazione di queste crisi avviene spesso attraverso l’assunzione o la restrizione del cibo».
Dipendenza
L’isolamento a casa ha insomma peggiorato le abitudini alimentari. «I cibi ultra processati che si sono consumanti negli ultimi mesi - rimarca Antonino De Lorenzo, direttore di Nutrizione clinica e disturbo del comportamento alimentare del Policlinico Tor Vergata di Roma - hanno creato una sorta di dipendenza che viene ovviamente gestita da ogni singolo individuo in maniera diversa. Se metto insieme zuccheri semplici, salato e grassi idrogenati, aumenta di sicuro la dipendenza dal cibo e la cascata della gratificazione viene alterata. E’ fondamentale una maggiore informazione nelle scuole, una defiscalizzazione dei prodotti di alta qualità e un’educazione ad una vita salutare».