A poco più di dieci giorni dal rientro in classe degli studenti, la scuola italiana è già nuovamente alle prese con Dad e quarantene. Nulla di paragonabile allo scorso anno, ma una situazione che comunque evidenzia lacune in termini di programmazione. Ad esempio non è stato sviluppato un sistema di monitoraggio dei contagi puntuale (quello in essere è parziale, con test a campione e solo in alcune fasce d’età), non si hanno indicazioni precise sul numero di studenti che di volta in volta finiscono in isolamento né, soprattutto, è stata fatta reale chiarezza su come debbano essere organizzate le quarantene. Tant’è che viene contestata anche la durata definita per l’isolamento: 7 o 10 giorni a seconda dello stato vaccinale dello studente.
Scuola, caos quarantene a Roma: «Manca il protocollo». La denuncia dei presidi
Modalità differenti
Ad oggi infatti ogni Regione, o addirittura ogni autorità sanitaria locale, sta andando per conto suo.
Non solo, ci sono anche presidi che scelgono di tenere la Dad un giorno a settimana («È un’esperienza che non va buttata» spiega Daniela Venturi, preside dell’Isi Sandro Pertini di Lucca) e dirigenti scolastici che contestano le indicazioni del ministero della Salute: «La differenziazione 7 giorni ai vaccinati, 10 ai non vaccinati viola riservatezza stato vaccinale» spiega Amanda Ferrario, dell’Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio (Varese).
Impatto educativo
Peraltro la diversa interpretazione delle quarantene scolastiche rischia di avere conseguenze anche a livello didattico. «È indubbio che laddove i servizi sanitari sono organizzati meglio - spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - per avviare indagini puntuali, si farà meno didattica a distanza. La scuola è un sistema complesso: le sue dinamiche dipendono molto anche da fattori esterni come i trasporti e il servizio sanitario. Le conseguenze sugli apprendimenti saranno quindi diverse perché abbiamo visto che la didattica a distanza ha penalizzato gli studenti».
Le rilevazioni dei test Invalsi hanno infatti evidenziato come negli ultimi due anni siano peggiorati i livelli di apprendimento degli studenti, tra le cause principali c’è la Dad visto che le regioni che ne hanno avuta di più, cioè Campania e Puglia, sono quelle che ne sono uscite più con le ossa rotte: «Dagli ultimi test è emerso che più si sta in presenza e meglio è - ha commentato il presidente Invalsi, Roberto Ricci - anche quest’anno la Dad avrà i suoi effetti e i giorni in più faranno la differenza». Il rischio appunto è che per gli studenti si creino disparità di apprendimento: «Nessun alunno deve restare indietro per una insufficiente gestione dei tempi del tracciamento e delle modalità di rilevazione dei possibili contatti» sottolinea Maddalena Gissi, segretario Cisl scuola.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout