Saluto romano, la Cassazione: «Reato se integra il pericolo fascista». Processo di appello bis per il caso Ramelli del 2016

Molte interpretazioni alla sentenza (e Casapound esulta)

Giovedì 18 Gennaio 2024
Saluto romano, la Cassazione: «Reato se integra il pericolo fascista». Processo di appello bis per il caso Ramelli del 2016

I saluti romani non sono un reato, ma possono essere sanzionati sia sulla base della legge Scelba, se i gesti e il contesto integrano il pericolo concreto di riorganizzazione del partito fascista, sia sulla base del decreto Mancino, che riguarda l’incitamento alla violenza e alla discriminazione, proprie dell’ideologia del fascista.

O anche da entrambe le leggi. Hanno stabilito così ieri le Sezioni unite della Cassazione che erano chiamate a sciogliere il nodo del saluto fascista - dopo una serie di sentenze della stessa Corte che andavano in direzioni diverse - in relazione a un episodio che risale all’aprile del 2016, durante la commemorazione, a Milano, di Sergio Ramelli, Carlo Borsani ed Enrico Pedenovi. Gli Ermellini, dopo tre ore di camera di consiglio, hanno quindi disposto un nuovo processo di appello per gli otto imputati che erano stati assolti in primo grado ma condannati dai giudici in secondo sulla base della legge Mancino. Non è stata accolta invece la richiesta del pg che ha sostenuto che «il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della legge quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico». Di fatto il nuovo pronunciamento aggiunge poco rispetto a quanto già stabilito dalla Corte costituzionale in merito alla legge Scelba. È il contesto, a determinare la condotta e spetterà ai giudici di merito stabilirlo. Ed è alla luce di questa decisione che adesso la procura di Roma, che ha già indagato cinque persone, valuterà la manifestazione dello scorso 7 gennaio per i fatti di Acca Larentia, dove un migliaio di manifestanti, vestiti di nero si muovevano come una falange e hanno fatto il saluto fascista, ricordando i militanti di destra uccisi nel ‘78. la prossima informativa della Digos, che ha identificato un centinaio di soggetti arriverà ai pm la prossima settimana.

Il provvedimento

«Durante una manifestazione pubblica - si legge nell’informazione provvisoria della Cassazione che depositerà poi le motivazioni - il saluto romano e la chiamata del “presente”, un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integrano il delitto previsto dall’articolo 5 della legge Scelba» laddove la condotta, continuano i giudici, «avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista». Ma la Cassazione non esclude che le condotte possano rientrare nelle fattispecie di reato punite dalla legge Mancino: «A determinate condizioni - affermano - può configurarsi» anche la violazione della legge Mancino che vieta «manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Dunque «i due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge».

Acca Larentia, oltre 10 indagati in inchiesta Procura Roma sui saluti romani: ipotesi reato apologia fascismo

La sentenza

La sentenza impugnata, finita all’attenzione degli Ermellini, aveva ritenuto che i fatti contestati integrassero la fattispecie della legge Mancino. In primo grado il Tribunale li aveva scagionati sostenendo che non potessero essere consapevoli dell’illiceità del gesto, perché altri imputati, finiti sotto accusa proprio per gli stessi saluti romani alla commemorazione del 2014, erano stati assolti in via definitiva dall’accusa di aver violato la legge Scelba. La Corte d’Appello però aveva ribaltato la sentenza – condannando gli imputati a due mesi di carcere e 200 euro di multa ciascuno – perché i capi di imputazione dell’altro processo facevano riferimento alla Scelba, mentre il processo in questione fa riferimento alla legge Mancino. Così, lo scorso settembre, i giudici della terza sezione penale della Cassazione avevano investito della questione le sezioni unite. Le Sezioni Unite ora chiedono alla Corte di appello di Milano di verificare «se dai fatti accertati sia conseguita la sussistenza del concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista».

Legge Scelba, la norma che vieta la ricostituzione del partito fascista. Chi era il promotore e le pene previste

Le reazioni

Su quanto deciso tagliano corto le difese, per le quale la Cassazione ha stabilito oggi «che il saluto romano non è reato». Stessa lettura da parte di Casapound: «È una vittoria storica che zittisce tutti, con buona pace di chi ad ogni “presente” invoca condanne e sentenze esemplari. Continueremo a fare il saluto romano». Di tutt’altro avviso l’avvocato Emilio Ricci, legale dell’Anpi, per il quale la decisione stabilisce «alcuni criteri fondamentali che distinguono i saluti romani come espressione individuale da quelli di carattere generale con più persone che richiamano tutti i segni e rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista». 
Intanto ieri tre esponenti napoletani di CasaPound sono finiti ai domiciliari e a un quarto è stato notificato un divieto di dimora, nell’ambito dell’indagine sull’aggressione subita la sera del 12 ottobre scorso, nel quartiere Vomero, da un fotografo che indossava una spilla con un logo antifascista sul giubbotto. Il 44enne fu immobilizzato, colpito a calci e pugni, e minacciato con un coltello: «Pezzo di m... togli questo giubbino, cos’è questo stemma».

Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci