Riforme, minoranza Pd non firma la richiesta per il referendum. Renzi: ormai si oppongono a tutto

Mercoledì 20 Aprile 2016
Riforme, minoranza Pd non firma la richiesta per il referendum. Renzi: ormai si oppongono a tutto
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Nuovo scontro sulle riforme fra il premier Mattero Renzi e la minoranza del Pd. La gran parte della minoranza dem alla Camera, compresi Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, non ha firmato la richiesta di referendum sul ddl Boschi di riforma della Costituzione che oggi la maggioranza ha depositato in Cassazione. La scelta, spiega la sinistra del partito, è legata al fatto che «per galateo istituzionale» sono le opposizioni a chiedere il referendum su una riforma, «se lo fa la maggioranza ha il sapore di chi si fa la legge e poi vuole il plebiscito, rischio che noi vogliamo evitare». 

«Ormai non è più una novità: su alcune questioni ci possono essere opinioni diverse ma nel Pd c'è ormai una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto. La decisione del referendum era stata presa tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi spiace ma non conta, perché tutti insieme andremo a chiedere il consenso ai cittadini», ha detto il premier Matteo Renzi incontrando la stampa a Città del Messico. «I cittadini capiranno che la riforma costituzionale è fatta nel loro interesse, capiranno che una parte dei politici non la vuole perchè si riducono le poltrone: perciò il referendum otterrà il loro consenso», ha continuato il premier parlando dall'altra parte dell'Oceano. 

Atterra a Città del Messico di primo mattino, accompagnato dagli amministratori delegati di cinque grandi aziende italiane, per «meno di 24 ore molto intense» soprattutto sul fronte dei rapporti commerciali. Ma il premier non perde mai di vista la sua partita politica più importante, il referendum di ottobre sulle riforme. E non cela l'irritazione per la scelta della minoranza Pd di smarcarsi, «come sempre», e non firmare la richiesta di referendum confermativo presentata dal Pd.

«Ormai fanno opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto», ha detto Renzi a denti stretti davanti alle telecamere.

E ha poi liquidato il dissenso espresso da Bersani, Cuperlo e Speranza con un: «Mi spiace ma ce ne faremo una ragione». Il cammino, ha avvertito il leader del Pd, ormai è tracciato: «noi comunque andiamo avanti». Anche perché Renzi è convinto di vincerlo, il referendum: l'argomento più forte per ottenere il sostegno dei cittadini, è persuaso, è una freccia al suo arco. «È chiaro - ha dichiarato - che una parte dei politici non vuole cambiare perché il Senato non sarà più un luogo dove molti di loro possono prendere lo stipendio e poi si riducono i poteri delle regioni e gli stipendi dei consiglieri regionali».

La sinistra Pd chiede invece che a ottobre si voti sulla riforma «e non sul governo e nemmeno sul Pd». La scelta di molti esponenti della minoranza alla Camera non sarà però seguita dai colleghi di corrente al Senato. «Sono valutazioni che non nascono da un ordine di scuderia e non sono affatto legate alla nostra scelta sul referendum che sarà a favore della legge Boschi che abbiamo votato in Aula», sostengono dalla minoranza.

«Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzare la richiesta di referendum. Non ne farei un caso politico, penso sia logico, naturale e anche giusto che le forze che non hanno condiviso la riforma avanzino la richiesta», sottolinea Gianni Cuperlo rispondendo, in Transatlantico, ai cronisti che gli chiedono le motivazione della mancata firma, da parte della minoranza Pd. Sui tempi della campagna referendaria Cuperlo invita a dare «ordine alle priorità: ora c'è una campagna elettorale da fare per garantire il successo del centrosinistra alle amministrative. Sostegno pieno e leale ai candidati, lavoriamo per vincere dappertutto». 


 

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 22:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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