Mortalità in calo, si torna ai livelli pre-Covid. Rezza: «È ripartita la prevenzione oncologica ma è anche merito delle vaccinazioni»

L'epidemiologo: sulla diminuzione dei morti pesa l'anticipo dei decessi dei più fragili per il Covid

Martedì 29 Agosto 2023 di Graziella Melina
Mortalità in calo, si torna ai livelli pre-Covid. Rezza: «È ripartita la prevenzione oncologica ma è anche merito delle vaccinazioni»

Dopo la pandemia, il bilancio dei morti degli ultimi mesi sembra non spaventare più. Ma, in realtà, come spiega l’epidemiologo Giovanni Rezza, già direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, la situazione è molto più complessa. «La diminuzione della mortalità potrebbe in parte derivare dell’anticipo del decesso, soprattutto in persone fragili, causato dal Covid negli anni precedenti».

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Il dato relativo agli ultimi mesi di quest’anno sembra incoraggiante.
«Sicuramente questi dati derivano, almeno in parte, dal fatto che negli anni precedenti, soprattutto nel 2020, c’è stato un eccesso di mortalità per Covid.

In sostanza, quando si verifica un evento epidemico, si ha una accelerazione e una amplificazione della mortalità, un fenomeno che in questo caso ha colpito soprattutto le persone più fragili, in particolare gli anziani. L’aumento di mortalità ha come effetto una diminuzione della popolazione a rischio di morire a breve termine, per cui si osserva poi - quasi automaticamente - un effetto per cui la mortalità nel periodo successivo tenderà a scendere; ciò si verifica proprio perché c’è stata l’anticipazione del decesso delle persone a rischio durante la pandemia. Ma questo probabilmente spiega solo in parte il fenomeno».


La prevenzione ha avuto comunque un ruolo importante?
«È chiaro che in questi anni c’è stato un effetto indiretto delle misure di prevenzione che sono state prese per il Covid. Non dimentichiamo che abbiamo a lungo osservato una diminuzione delle patologie respiratorie acute, e abbiamo visto per esempio anche la bassissima incidenza di influenza che c’è stata per un paio di anni. È pur vero, però, che nell’ultima stagione invernale sono emerse di nuovo le patologie respiratorie acute, e non solo».

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Come mai?
«Quando per due anni si osservano tante precauzioni, aumenta la popolazione suscettibile, e dopo automaticamente si verifica un aumento anche di patologie infettive che non avevano colpito negli anni precedenti. Mi riferisco soprattutto a quanto osservato nei bambini più piccoli, colpiti sopra misura da influenza, virus respiratorio sinciziale enterovirus. Però, è bene precisare, questo aspetto non ha probabilmente influenzato in maniera significativa la mortalità».


Mascherine e isolamento hanno inciso? 
«Bisogna vedere sui grandi numeri. È chiaro che sono misure che hanno avuto un effetto nel diminuire l’impatto dell’epidemia, soprattutto prima che iniziasse la campagna vaccinale e per rendere più sicure le strutture sanitarie. Ancora oggi, naturalmente su base del tutto volontaria, le persone fragili dovrebbero continuare a proteggersi in contesti particolarmente a rischio, specie nei periodi di elevata circolazione di virus respiratori, facendo tesoro dell’esperienza di questi duri anni. Non dobbiamo dimenticare, poi, che non esistono solo le malattie infettive: bisogna tenere conto anche di quello che è successo in termini di prevenzione e trattamento delle patologie croniche. Sappiamo che per il primo anno della pandemia erano state abbandonate alcune misure di screening oncologico e monitoraggio assistenziale. Poi c’è stata una tendenza al recupero».

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La vaccinazione resta comunque indispensabile? 
«La vaccinazione è stata fondamentale per salvare vite umane specialmente in epoca pre-omicron, quando la popolazione era in gran parte suscettibile e il virus maggiormente virulento. In epoca omicron ha mantenuto la sua importanza, soprattutto per diminuire il rischio di malattia grave o anche letale nelle persone più fragili. L’immunità di popolazione, determinata da vaccinazione ed esposizione per via naturale al virus ha fatto poi diminuire l’impatto clinico dell’epidemia».


Ma protegge anche dalle nuove varianti?
«La vaccinazione e la malattia naturale passate proteggono, anche se parzialmente, anche dalle diverse sottovarianti, forme ricombinanti e lignaggi di omicron, ma soprattutto evitano casi gravi. Naturalmente, il vaccino anti-covid, così come quello anti-influenzale, va aggiornato. In vista del prossimo autunno, è importante che gli anziani e le persone fragili o vulnerabili seguano le raccomandazioni appena emanate, sottoponendosi - così come avviene per l’influenza - ad una dose di richiamo di vaccino».

 

Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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