Elogia il «valore strategico della formazione», non solo per incentivare «le prospettive di lavoro» dei ragazzi ma anche per sviluppare la loro «coscienza civile e democratica».
«TIRANNIDE»
Ma è sul lavoro dei tanti insegnanti «entusiasti e volenterosi» e sul «rispetto» che il loro ruolo impone che mette l’accento il Capo dello Stato. Che prende a prestito il monito di Platone sulla tirannide per rivolgere una stoccata a quei genitori che, al contrario, finiscono sempre più spesso per denigrare la figura degli educatori: «Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari, e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi e non si sopporta più alcuna autorità, allora – scandisce Mattarella – è segno che sta per cominciare la tirannide». Un messaggio chiaro: «La scuola è la prima e la più importante risposta al degrado», avverte il presidente. Ed è in prima battuta sui banchi che tra i giovani deve formarsi la «cultura della legalità, della convivenza, del rispetto», spesso assente.
Una linea sposata in pieno dal titolare dell’Istruzione, estensore della riforma del voto in condotta approvata ieri in cdm che punta proprio a «responsabilizzare» i ragazzi. Anche per il ministro la priorità è «ridare autorevolezza alla figura del docente» e «affermare la cultura del rispetto». Rispetto «verso i docenti e i lavoratori, verso gli studenti, verso i beni pubblici e verso ogni diversità». Ed è proprio su quest’ultimo punto, la diversità, e la necessità di una scuola più «aperta, accogliente e integrante», che richiama l’attenzione Mattarella, davanti a un prato pieno di studenti con magliette bianche rosse e verdi. Il presidente sale sul palco dopo l’esibizione di diversi artisti, dai The Kolors a Malika Ayane: «La scuola – afferma – non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari».
INCLUSIONE
Per questo l’inclusione, rimarca il Capo dello Stato, è un «valore fondante». Sia degli studenti con disabilità, su cui «molti passi avanti sono stati fatti» ma «non possiamo fermarci», sia degli stranieri. «Le nostre classi sono frequentate da circa 800mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri, un decimo degli iscritti nei nostri istituti», sottolinea Mattarella. «Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori». E sebbene siano «più esposti di altri a ritardi o abbandoni scolastici», anche per le condizioni familiari spesso precarie, «dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia», aggiunge il presidente. Che infine lancia un appello: «Per stare al passo di ragazze e ragazzi allenati a vivere in un tempo dove tutto è accelerato la scuola deve correre». E per farlo, conclude, deve «rendere i giovani protagonisti». Dobbiamo «puntare su di loro», dice Mattarella, più volte interrotto dagli applausi e salutato con una standing ovation finale, prima di lasciare Forlì dopo aver rivolto a tutti gli studenti gli auguri di «buon anno scolastico».
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