Tajani: «Putin, segnali di debolezza. Giusto dare sostegno a Kiev. E Israele si fermi su Rafah»

l ministro degli Esteri: «L’attentato subito a Mosca ha mostrato le falle della sicurezza»

Domenica 31 Marzo 2024 di Francesco Bechis
Tajani: «Putin, segnali di debolezza. Giusto dare armi a Kiev e Israele si fermi su Rafah»

Le falle del sistema Putin a Mosca, l’ora più buia per l’Ucraina, la speranza che «il 2024 sia l’anno della pace». Poi la guerra in Medio Oriente e l’appello al premier Benjamin Netanyahu: «Fermi l’offensiva su Rafah». È una Pasqua densa di preoccupazioni per Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri alle prese con le tante incombenze dell’agenda diplomatica.

Fra queste la detenzione di Ilaria Salis in Ungheria e le «immagini indegne» dell’insegnante in catene in aula.

Ministro, Putin minaccia di colpire le basi degli F-16. È un bluff?

«Putin non va mai sottovalutato. Mi sembra però un modo per distogliere l’attenzione dall’attentato a Mosca».

La prova di un fronte interno che si indebolisce con la guerra?

«Una grave falla nella sicurezza e un segnale di debolezza. Noi stessi avevamo avvisato del rischio attentati l’8 marzo. Sapevamo dell’allarme dopo un blitz dell’intelligence russa contro una cellula di terroristi, c’è un pericoloso risveglio della jihad. Ora Putin vuole usare la strage per giustificare l’aggressività contro l’Ucraina e i nuovi attacchi contro obiettivi civili».

Siamo vicini a un conflitto armato con la Russia?

«Credo di no. Bisogna fare attenzione a utilizzare un linguaggio bellico, sento parlare di economia di guerra. Chiariamo una cosa: noi non siamo in guerra con la Russia e non invieremo militari a combattere in Ucraina. Vale lo stesso per la missione navale nel Mar Rosso contro gli attacchi Houthi, che ha scopo difensivo, e per il conflitto tra Israele e Hamas. Ovunque l’Italia lavora per la pace».

Zelensky ha lanciato un appello: se non arrivano nuove armi, Putin si prenderà tutta l’Ucraina.

«L’Italia farà tutto ciò che è in suo potere per aiutare Kiev. Insieme ai nostri alleati invieremo munizioni, vedremo se ci sarà bisogno di un nono pacchetto di aiuti. In Europa stiamo lavorando per trasferire agli ucraini i proventi degli interessi dei beni congelati russi».

Il 2024 sarà l’anno della tregua?

«Mi auguro che sia l’anno di una conferenza di pace, che ci si sieda a un tavolo in una situazione che tenga conto delle richieste di autonomia, di indipendenza, di integrità territoriale dell’Ucraina. Dobbiamo aiutare l’Ucraina a non essere sconfitta, la resa non è accettabile. In altre parole, lavoriamo per una pace giusta. È Putin, non Zelensky, a lanciare missili contro i civili».

Il governo ucraino chiede missili per colpire la Crimea. È un obiettivo legittimo?

«Noi non disponiamo di questi missili, ma è legittimo dare armi per permettere all’Ucraina di difendersi. Senza colpire però il territorio russo». 

Eurofighter italiani hanno intercettato i jet russi nel Mar Baltico. Temete incidenti in quei cieli?

«La nostra Aeronautica ha i nervi saldi. Sono sicuro che continuerà a evitare invasioni dello spazio aereo Nato scongiurando incidenti».

Il G7 troverà l’accordo sulla donazione a Kiev degli asset russi congelati?

«Servono le basi giuridiche, bisogna muoversi nel rispetto del diritto. Per ora abbiamo raggiunto un’intesa sull’utilizzo degli interessi generati da quegli asset. Sequestrarli e donarli a Kiev è un’operazione molto più complessa».

A Bruxelles è scoppiato uno scandalo per una presunta rete di informatori di Mosca tra gli europarlamentari. L’Italia è coinvolta?

«No, non ci risulta. Sappiamo che la Russia è sempre in cerca di nuovi “amici” in politica. Bisogna però prima capire se siamo di fronte a un fenomeno di propaganda o di vera e propria corruzione, con parlamentari pagati per schierarsi con la Russia, il che sarebbe gravissimo. Attendiamo le indagini».

Il feeling della Lega con la Russia è un problema? Deve annullare il vecchio accordo con il partito di Putin?

«È un vecchio accordo che non ha avuto nessun seguito. Mi sembra che sull’Ucraina Salvini abbia fatto scelte molto chiare e coerenti con la maggioranza, la Lega ha sempre votato per l’invio di aiuti a Kiev in Parlamento. Parlano gli atti».

Veniamo alla guerra a Gaza. Netanyahu ha passato il limite?

«Mi auguro che il governo israeliano fermi l’attacco su Rafah. La risoluzione per la tregua votata all’Onu è un passo importante. Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco immediato che permetta di aiutare la popolazione civile e la liberazione degli ostaggi. Ricordiamo che queste persone innocenti sono in mano ad Hamas, che ha scatenato questa guerra».

C’è un piano per la gente di Gaza?

«Abbiamo già lanciato Food for Gaza, l’iniziativa per spedire aiuti umanitari con un corridoio marittimo e attraverso Rafah insieme all’Onu, la Fao, la Croce Rossa e la Mezzaluna rossa, il Programma alimentare mondiale. L’Italia stanzierà altri venti milioni di euro, che si aggiungono ai venti già messi a disposizione».

Netanyahu deve fermarsi?

«Deve fermarsi anzitutto Hamas, liberando gli ostaggi. Vedo molta confusione anche in casa nostra, c’è chi usa le scelte del governo israeliano per attaccare Israele e gli ebrei. Mi preoccupa l’antisemitismo strisciante».

Si riferisce alle università? Ieri anche la Normale di Pisa ha interrotto la collaborazione nella ricerca con Israele.

«Credo sia un errore. Come è una vergogna cacciare giornalisti dagli atenei solo perché ebrei. Questo antisemitismo non ha nulla a che vedere con il sostegno al popolo palestinese».

L’Italia riattiverà i fondi per l’Urnwa, l’agenzia dell’Onu sotto accusa per la presunta partecipazione di alcuni dipendenti all’attacco del 7 ottobre?

«Non è possibile finché non saranno chiuse le indagini internazionali condotte dall’ex ministro degli Esteri francese Colonna. Non possiamo neanche rischiare di finanziare un’organizzazione che copre terroristi».

Ministro, c’è una chance di riportare in Italia Ilaria Salis?

«Stiamo facendo tutto quanto in nostro potere. Le immagini in tribunale con le catene sono indegne, l’Ungheria deve rispettare i diritti dei detenuti, mi auguro che le parole del presidente Mattarella siano d’aiuto».

Qual è il piano?

«Lavoriamo per farle ottenere gli arresti domiciliari. Intanto, per ammissione della stessa Salis, le condizioni di detenzione sono costantemente migliorate. Riportarla in Italia, come abbiamo fatto in altri casi, penso a Zaki dall’Egitto o Alessia Piperno dall’Iran, è più difficile, perché Ilaria è in attesa di giudizio. Di certo non aiuta politicizzare la vicenda».

Il Pd potrebbe candidarla alle Europee.

«Il Pd può fare quello che ritiene e Salis, da cittadina europea, può candidarsi. Ma dobbiamo dirci la verità: queste iniziative politiche raramente portano a risultati positivi e anzi rischiano di inasprire lo scontro con le autorità ungheresi, non facilitano il nostro lavoro. Nel mondo ci sono 2415 cittadini italiani detenuti. Se ogni caso giudiziario si trasformasse in una contesa politica qualsiasi sforzo di riportarli in Italia sarebbe vano».

Da mesi si parla di un imminente ingresso di Orban nei Conservatori di Meloni. Sarebbe un errore?

«Non mi sembra sia all’ordine del giorno ed è inutile commentare ipotesi. Noi, come il resto dei Popolari, abbiamo sempre chiarito di non voler lavorare al fianco dell’estrema destra europea».

Dopo le Europee arriva un rimpasto del governo?

«Non mi risulta».

Santanchè deve dimettersi?

«Sono garantista, si è innocenti fino all’ultimo grado di giudizio. Non chiedo mai le dimissioni di nessuno, non l’ho fatto neanche con Decaro. E comunque è una scelta personale che spetta a lei».

Obiettivo minimo alle Europee?

«10 per cento a giugno, 20 per cento alle prossime politiche».

E sorpasso sulla Lega?

«Non è un rally, ben venga se le altre forze del centrodestra avranno successo».

Ci sarà la lista unica dei popolari?

«Mi auguro di sì. Come ho detto al Congresso vogliamo essere un polo aggregatore, lavoriamo a un accordo con Noi Moderati per fare le liste insieme, con Scajola puntiamo al sostegno dei sindaci civici, speriamo di chiudere un accordo anche con il Südtiroler Volkspartei».

Si augura la discesa in campo in politica di Pier Silvio Berlusconi?

«Sta a lui decidere, è una scelta personale. Finora ha detto di no. Ma se cambiasse idea noi saremmo contenti».

Ultimo aggiornamento: 14:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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