Fabio Rampelli e la proposta contro i forestierismi: «Lo Stato parli in italiano. Le critiche? Da ignoranti, il fascismo non c’entra»

Il vicepresidente della Camera (Fdi): il fascismo non c’entra, chi non conosce l’inglese non può essere discriminato

Venerdì 7 Aprile 2023 di Andrea Bulleri
Fabio Rampelli e la proposta contro i forestierismi: «Lo Stato parli in italiano. Le critiche? Da ignoranti, il fascismo non c’entra»

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera (FdI), la sua proposta sulla difesa dell’italiano ha sollevato un polverone. Ancora convinto di andare avanti? 
«Certo che vado avanti.

Non mi lascio intimidire da quei somari, o ignoranti, che l’hanno criticata senza leggerla, raccontando di inesistenti multe per chi userà parole straniere».

Sorpreso dal clamore?
«Sì. Nelle scorse legislature si era ragionato per condividere le iniziative in difesa della nostra lingua, che non è di destra né di sinistra, ma patrimonio universale». 

Perché c’è bisogno di una legge, per difendere l’italiano?
«Per garantire il diritto alla comprensione, senza il quale non c’è democrazia. Una buona parte di cittadini italiani non conosce una lingua straniera: gli anziani, chi ha dovuto abbandonare gli studi per esigenze economiche o sociali… Non hanno diritto di capire leggi, regolamenti, contratti, doveri, proposte, pur pagando le tasse? È questo che vuole la sinistra, discriminare gli ultimi? Tornare a un’aristocrazia elitaria? Quindi sì, serve una legge per garantire eguaglianza».

Il vicepremier Tajani però è sembrato freddo. Ha detto: non è una proposta del governo...
«Ha detto la verità, anzi ha rivendicato sue personali esperienze da presidente del parlamento europeo in difesa della lingua. Lo ringrazio per questo. Diciotto Stati europei su 27 hanno leggi, anche costituzionali, in difesa della lingua madre. Quasi tutti, esclusi gli anglofoni e i Paesi multilingue. L’Italia tra questi ha la lingua più importante, derivata dal latino, da cui si sono formati molti altri idiomi. Dobbiamo evitare che collassi». 

Non sarà un po’ troppo salata, una multa fino a 100mila euro, solo per aver usato l’inglese?
«La cifra è alta proprio perché agisce solo su pubbliche amministrazioni, società pubbliche o private, multinazionali. Non vengono sanzionati i cittadini. Del resto a grandi società che reiterassero l’uso di parole straniere in documenti ufficiali quanto dovremmo far pagare, 40 euro come per un divieto di sosta?».


E il ministero del made in Italy? Cambierà nome? 
«No. La legge certo non limita l’uso della lingua dominante nell’internazionalizzazione. Sarebbe masochistico. Se si vogliono vendere all’estero prodotti italiani è conveniente farlo con lo strumento più efficace».

C’è chi ha paragonato la sua proposta all’autarchia linguistica del fascismo...
«Non c’entra nulla. Basta con questi continui riferimenti al fascismo. Il fascismo è morto nel ‘45. Negli ultimi anni l’inserimento di parole straniere nel vocabolario della lingua italiana è cresciuto del 773% e alcuni dicono che quando la metà delle parole in esso contenute avrà origine straniera la lingua madre sarà considerata sterile, inattiva. La Francia ha una commissione che ogni anno comunica al Parlamento l’elenco delle parole straniere entrate nel gergo comune, francesizzate. Nella mia proposta non c’è nulla di tutto questo. Vogliamo dire che Macron è un pericoloso estremista?»


Quindi niente “bevanda arlecchina” al posto di “cocktail”?
«Scherzare e sorridere aiuta sempre, mi sono divertito anch’io questi giorni con tutte le battute fioccate… Ogni persona è e resterà libera di parlare come vuole, ma la Pubblica amministrazione no. Lo Stato deve parlare italiano».

Ultimo aggiornamento: 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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