«Vi racconto come l'Australia
ha risolto con il coronavirus»

Mercoledì 22 Aprile 2020 di Massimo Boccucci e Italo Carmignani
Fabrizio Palazzari in Australia
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PERUGI Sedicimila chilometri fischi fischi, attraversando di tutto dall'Umbria a Melbourne, in Australia. Eppure Fabrizio Palazzari annulla le distanze, tenendo lontano solo questo maledetto coronavirus, per chattare con parenti e amici in tutte i momenti che può, facendo i conti col fuso orario otto ore avanti. Ha lasciato Gubbio quasi cinque anni fa poiché tutto era cambiato dopo l'esperienza da consigliere comunale, assessore di Rifondazione Comunista e pure candidato al consiglio regionale. Faceva l'imbianchino ma la politica l'aveva assorbito completamente, ritrovandosi poi a dover ricominciare daccapo. Doveva e voleva cambiare aria. Ora da cinquantaduenne vive il presente prendendo il meglio possibile.
Palazzari, come sa la passa?
“Domanda da un milione di dollari. Fisicamente sto bene, mentalmente molto meno. La lontananza in questo momento così delicato è davvero bruttissima”.
Può lavorare?
“In un momento in cui da molte parti, specie in Italia, non lavora quasi più nessuno, qui in Australia è possibile. Nel settore delle costruzioni si può fare, io sto lavorando rispettando naturalmente le regole che ci vengono imposte nei cantieri”.
Come vanno le cose in Australia al tempo del coronavirus?
“Questa situazione ha creato molto panico e tanti disagi più che problemi a livello di salute. I numeri dei contagiati, ricoverati e deceduti è minore. Il governo australiano ha subito fatto chiudere certe attività ad alto rischio per i contatti ravvicinati come le scuole, bar, ristoranti, palestre, parrucchieri e altro, lasciando aperte solo quelle di prima necessità e con rischi zero di poter entrare a stretto contatto”.
Quanto è in apprensione per quanto succede in Italia?
“Sono in Australia fisicamente ma il mio cuore l’ho lasciato in Italia. Se devo essere sincero, sono preoccupato per l'epidemia e per i danni economici che provoca nel mio Paese, già da anni messo a dura prova dalla crisi”.
Vista dall' Australia, com'è l'Italia?
“Siamo amati, c’è solidarietà. Disprezzano parecchio l’Europa intesa in senso politico pure per non aver alzato un dito per aiutare l’Italia. Nel mondo la gente comune ci è molto vicina, più di quanto non lo siano gli altri Paesi europei”.
Gubbio le manca ancora di più?
“Mi manca a prescindere da questa situazione”. Cosa vi dite con familiari e amici? “Si parla dell’attuale situazione e sono fortunato ad avere tante persone con le quali mi confronto quotidianamente. Sento ottimismo e cercano di tranquillizzarmi”.
Dove e come vive?
“Il prossimo 27 agosto fanno cinque anni che sto a Melbourne. Questa è la capitale mondiale dello sport grazie al fatto che ci sono molti impianti, i parchi, il mare e tante opportunità per tenersi in forma. Mi hanno subito colpito le piste ciclabili e quelle riservate ai pedoni. Ce ne sono ovunque, meno che in autostrada. Melbourne è la città australiana che più somiglia all'Italia, penso per esempio al caffè, ed è quella che offre più opportunità di lavoro a uno straniero”.
Ha amici colpiti dal coronavirus?
“La nonna di un mio collega di lavoro. I contagiati qui hanno numeri limitati. La differenza la fa la gente, si rispettano le regole”.
C'è il lockdown?
“Ci stanno delle regole, su tutte il distanziamento. Posso fare una passeggiata o magari prendere la macchina per la spesa, ma non si può andare a casa d’altri”.
Come hanno reagito gli australiani?
“Molto spaventati e con la consapevolezza del danno economico per le attività del commercio. In tanti temono di fallire”.
Come sta agendo il governo?
“Ci sono i Liberal, il partito della gente che sta bene e dei sognatori poveri che non fa leggi per gli operai. E' un po’ come la destra italiana. L'attuale primo ministro non verrà rieletto, non è amato dal popolo questo governo. Soprattutto non ha saputo attuare gli interventi di prevenzione incendi nell'estate 2019 quando è bruciata mezza Australia. Vanno a rimorchio di America e Cina con scelte scellerate. C'è un momento di recessione, vedo la differenza da quando sono arrivato. Nello stato Victoria, a Melbourne, ha chiuso la grande azienda automobilistica Olden, lasciando a casa 7.000 persone tra dipendenti e indotto”.
Gli italiani come se la passano?
“Si dividono in due categorie: gli emigrati qui tanti anni fa stanno bene economicamente e rappresentano il 70 per cento, quelli che come me ci stanno da poco tempo devono invece fare tanti sacrifici. Io ho un ottimo lavoro, con una delle realtà più vecchie di Melbourne. Ho uno stipendio buono, sono il solo italiano a lavorare con questo gruppo. Faccio un'attività da unico specializzato, sono un privilegiato e vengo rispettato. La stragrande maggioranza dei giovani, venuti qui negli ultimi anni, lavorano soprattutto nei ristoranti e bar che da un mese sono chiusi. Molti vengono sottopagati e faticano a onorare l'affitto, parecchi sono tornati in italia e altri stanno cercando di rientrare. Se posso dare un consiglio, non è questo il momento di emigrare in Australia: oltre alle difficoltà, hanno emanato leggi più rigide per entrare e poter rimanere”.
Cosa pensano gli australiani degli italiani?
“Quello che si sente da altre parti del mondo. Ci riconoscono il calore umano ma tirano fuori la storia della mafia. Sanno tutto della nostra cultura, l'arte e le auto, così come che il nostro cibo è il migliore. Adorano come vestiamo, il made in Italy va sempre forte. Non c'è australiano che non sia venuto almeno una volta in Italia o che non sogna di poterlo fare. Sanno che sul lavoro siamo dei professionisti e sono critici verso la nostra politica. Quando parlo con gli amici fatico a difendere la politica italiana, però sono orgoglioso delle mie radici e non parlo mai male qui della mia terra. Quando torno per le vacanze invece sono fortemente critico”.
Ultimo aggiornamento: 19:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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