Al via un importante giro di assunzioni nei ministeri. Ci sono 11mila posti da coprire. Infornata di contratti a tempo indeterminato al Viminale e al ministero della Difesa.
Le necessità
Nei mesi scorsi i dicasteri hanno trasmesso ai tecnici di via XX Settembre i dati che fotografano le carenze di personale, dopodiché alla fine di marzo la Ragioneria generale dello Stato ha dato il via libera al Dpcm che apre al maxi-giro di assunzioni nella Pa centrale. In questo modo non solo verranno colmati i buchi di organico che si sono venuti a creare nelle amministrazioni centrali, complice anche Quota 100, ma saranno pure coperti i posti aggiuntivi previsti da norme parallele che interessano numerosi settori. I numeri: il ministero dell’Interno, con 2.570 nuove assunzioni a tempo indeterminato, è il dicastero che riceverà più rinforzi. Soprattutto impiegati amministrativi da inquadrare nell’Area II e funzionari da inserire in Area III. E poi viceprefetti, consiglieri e dirigenti di seconda fascia. Nemmeno il ministero della Difesa si può lamentare: per Palazzo Baracchini il contingente in arrivo grazie allo sblocco delle assunzioni nella Pa centrale vale 2.430 nuovi ingressi. I soli assistenti tecnici assorbiranno quasi duemila posti (1946 per l’esattezza). Il Tesoro: a via XX settembre sono 885 i posti da coprire, ma si utilizzerà soprattutto il meccanismo delle progressioni verticali. Tradotto, al Mef è in arrivo una raffica di promozioni (e di aumenti di stipendio). Assunzioni ordinarie a tempo indeterminato ci saranno anche al ministero del Lavoro, nell’ordine di 120 innesti residui degli ultimi anni. Briciole per il ministero della Giustizia, nonostante sia tra i più colpiti da una strutturale carenza di organico. Dalle tabelle allegate al decreto emerge che per il Dipartimento di giustizia minorile sono previste 26 assunzioni, come residuo del 2020, oltre a 56 assunzioni per l’Ufficio centrale archivi notarili, di cui 20 residue dal 2020 e 36 residue dal 2021. Per un totale di soli 82 ingressi.
Un numero che mal si sposa con gli obiettivi in materia di giustizia del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede entro il 2026 la riduzione del 40 per cento della durata dei processi civili e del 25 per cento di quelli penali, oltre a uno smaltimento pressoché totale dell’arretrato. Dunque, se da un lato è vero che in via generale queste 11mila assunzioni in arrivo permetteranno agli uffici pubblici di tirare il fiato, dall’altro la ripartizione dei nuovi ingressi non soddisfa pienamente le esigenze di tutte le amministrazioni centrali. Per arrivare allo sblocco ci sono voluti mesi di raccolta da parte della Ragioneria generale dello Stato delle richieste e delle certificazioni di ogni singola amministrazione delle uscite di personale dal 2018 al 2020. Pronti ad assumere anche Palazzo Chigi, Inps, Cnel e Aifa. Alla presidenza del Consiglio ci sono 483 posti da riempire: cercasi 57 dirigenti di seconda fascia.