Sanità, la paura delle cause costa 20 miliardi allo Stato. Pronto il decreto sulla responsabilità professionale

Pronto il decreto sulla responsabilità professionale: tetti alle tariffe delle polizze

Sabato 2 Marzo 2024 di Francesco Pacifico
Sanità, la paura delle cause costa 20 miliardi allo Stato. Pronto il decreto sulla responsabilità professionale

Ogni anno in Italia vengono intentate oltre 35mila cause per errore medico contro il personale sanitario.

Ogni anno il 97 per cento dei procedimenti aperti in ambito penale si esaurisce in una nulla di fatto. E, soprattutto, sempre ogni anno il sistema sanitario finisce per impiegare il 15 per cento del fondo nazionale - quasi 20 miliardi di euro - per disinnescare preventivamente le richieste di risarcimenti. Molto spesso temerarie. E sono soldi sprecati: invece di essere utilizzati per curare pazienti, costruire ospedali e comprare macchinari, finiscono per essere impiegati per effettuare esami e screening inutili nella cosiddetta medicina difensiva; per pagare gli altissimi premi delle polizze sottoscritte da medici, infermieri e aziende sanitarie; per creare nelle Asl fondi di accantonamento - cioè risorse letteralmente congelate - necessari per rispondere alle possibili richieste di risarcimento.

Scudo penale ai medici, ogni anno 35mila cause: i chirurghi i più colpiti

IL TESTO

Dopo ripetute sollecitazioni da parte del personale sanitario, il governo - con i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Orazio Schillaci (Sanità) e Adolfo Urso (Imprese) - prova a invertire la tendenza: sta per essere pubblicato in Gazzetta ufficiale uno dei decreti attuativi della legge Gelli più atteso da dottori, infermieri e dirigenti di Asl e ospedali: quello sulla responsabilità professionale e la sicurezza delle cure, necessario per introdurre i massimali di copertura e per creare un sistema assicurativo che oggi manca nel Paese. Per far abbassare i premi le compagnie dovranno applicare il bonus malus.
Un medico ospedaliero paga fino a 16mila euro all’anno per “difendersi” dal cosiddetto rischio clinico. I liberi professionisti - soprattutto quando operano nel privato - devono sostenere una spesa che in media sfiora i 50mila euro. Le gare lanciate dalle Asl per trovare compagnie disponibili ad assicurarle vanno vacanti nel 70 per cento dei casi.

La legge Gelli, che impone l’assicurazione obbligatoria per gli operatori sanitari, è del 2017. Il decreto sulla responsabilità professionale e la sicurezza delle cure arriva quindi con quasi 7 anni di ritardo: questa vacatio ha generato il caos. Senza le regole applicative, denuncia Antonio Magi, presidente dell’Ordine di Roma, «3,5 miliardi di euro delle risorse del fondo sanitario nazionale sono stati impegnati dalle aziende sanitarie o per pagare altissime polizze assicurative oppure per creare fondi d’accantonamento in prospettiva delle richieste dei risarcimenti. Siccome sono pochissime le aziende che riescono a trovare un assicuratore, le altre sono costrette a muoversi in “autotutela”. E decidono di pagare per evitare che si vada in giudizio: sia perché i tempi sono del processo sono molto lunghi sia perché nel civile la discrezionalità del magistrato è molto ampia e si rischia di dover affrontare risarcimenti altissimi». In quest’ottica, è utile un monitoraggio di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: ha stimato per le polizze una spesa da parte di ospedali e cliniche di quasi 400 milioni nel 2022. Vuol dire che il grosso delle strutture si muove in autotutela.
Proprio la paura dei contenziosi, spinge spesso i medici a prescrivere ulteriori esami e screening per avvalorare le loro diagnosi. Al di là degli impatti sulla salute arrecati da Rx o altre pratiche invasive, queste prestazioni - secondo quanto denunciato dal sindacato Anaao-Assomed - costano alle casse pubbliche circa 11,5 miliardi di euro. Altre stime parlano addirittura di 13 miliardi.

Per la cronaca, gli errori medici non mancano. Nessuno, visto l’alto numero di risarcimenti temerari riesce a quantificarli, ma le stime che girano tra riassicuratori e mondo sanitario parlano di oltre 100mila casi all’anno. Il gruppo Marsh ha calcolato che la maggior parte degli errori si registra in chirurgia (nel 38,4 per cento dei casi). Seguono le diagnosi (20,7) e le terapie sbagliate (10,8%) e le infezioni contratte in ospedale (6,7%). Mentre, aggiunge Maggi, «anche per l’azione di avvocati molto spregiudicati, i risarcimenti ammontano all’anno a 3,7 miliardi». Con il decreto attuativo sulla responsabilità professionale, il governo impone alle compagnie sia di aggiornare le tariffe in base al numero di sinistri denunciati ai danni di medici, infermieri e strutture ospedaliere sia di garantire la copertura anche dieci anni dopo l’estinzione della polizza. 

PER TUTTI GLI OPERATORI

Per garantire maggiormente i pazienti sono introdotti massimali molto alti sulla responsabilità: si passa dal milione di euro per i laboratori ai 5 milioni per le cliniche dove si eseguono operazioni chirurgiche. Soprattutto la normativa impone uno scudo anche per gli operatori non contrattualizzati. «È un primo passo, per quanto importante - spiega Pierino Di Silverio, segretario dell’Anaao - ma per evitare gli abusi in questo campo vanno aggiunti altri due strumenti: l’introduzione del reato di lite temeraria e un tariffario simile a quello che si applica per gli incidenti automobilisti, da far applicare ai magistrati per avere certezza sull’entità dei risarcimenti».

Ultimo aggiornamento: 12:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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