Culle sempre più vuote: nati solo 435.000 bimbi lo scorso anno

Mercoledì 12 Febbraio 2020 di Claudia Guasco
Culle sempre più vuote: nati solo 435.000 bimbi lo scorso anno
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MILANO - Culle vuote, popolazione anziana, solo 67 bimbi che nascono (dieci anni fa erano 96) ogni 100 decessi. Di questo passo, gli italiani sono una popolazione in via di estinzione. Lo scenario tracciato dall'Istat nel rapporto sugli indicatori demografici del 2019 infila una serie di record negativi. Non solo si è registrato il minor numero di nascite di sempre, appena 435 mila, ma si è toccato anche «il più basso livello di ricambio naturale dal 1918», con saldo negativo di 212 mila unità considerati i 647 mila decessi. 
MENO FAMIGLIE
In un Paese con 60,3 milioni di abitanti, di cui 5,4 milioni stranieri, per il quinto anno consecutivo la popolazione diminuisce: al 1 gennaio 2020 i residenti erano 60 milioni 317 mila, 116 mila in meno. «Il 2019 è un anno nel quale le tendenze demografiche risultano da un punto di vista congiunturale in linea con quelle mediamente espresse negli anni più recenti. Le evidenze documentano ancora una volta bassi livelli di fecondità, un regolare quanto atteso aumento della speranza di vita, cui si accompagna come ormai di consueto una vivace dinamica delle migrazioni internazionali», si legge nel dossier. Ciò che emerge, soprattutto, è che l'Italia è un Paese dove avere figli è sempre più difficile. E i contraccolpi sociali sono allarmanti. «Come conseguenza dell'abbassamento di natalità vi è un abbassamento del numero delle famiglie. Questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisce e va assunta ogni iniziativa per contrastare il fenomeno», afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'età media delle madri si attesta a 32,1 anni, con tassi di fecondità che «continuano a mostrare un sostanziale declino nelle età giovanili, fino a circa trent'anni, e un progressivo rialzo dopo i trenta», rileva l'Istat. Fanno più figli le donne ultraquarantenni rispetto alle giovani sotto i vent'anni, precarietà occupazionale e difficoltà a svolgere il doppio ruolo di mamma lavoratrice spostano sempre più avanti l'asticella. «Dati preoccupanti. La soluzione c'è, ma costa molto. In Svezia la spesa per natalità è il doppio della nostra. Ma loro spendono un sesto dell'Italia per interessi sul debito», rileva Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani. Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille), mentre prosegue il processo di crescita al Nord (+1,4 per mille), dove nascono anche più bambini: 1,36 figli per donna, contro 1,26 del Sud e 1,25 del Centro. Il primato della zona più prolifica spetta alla provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, segue Treno con 1,43, dati che - si legge nel rapporto - «evocano una correlazione tra intenzioni riproduttive e potenzialità garantite da un maggior sviluppo economico e sociale di tali regioni».
MIGRAZIONI
Ma lo scenario complessivo resta desolante. «Il divario tra nascite e decessi, nonché il calo dei nuovi nati, conferma come nel nostro Paese sia in atto un vero e proprio smottamento demografico, che procede sempre più spedito. Solo negli ultimi dieci anni l'Italia ha perso quasi 134 mila neonati e rispetto al baby boom degli anni Sessanta registriamo oltre mezzo milione di nascite in meno», sottolinea Save the children. Un tasso di denatalità che sarebbe ancora più marcato se non ci fosse il contributo alle nascite da parte delle donne immigrate: circa un quinto di bimbi nati nel 2019, infatti, ha madre straniera. Nel contempo l'Istat segnala un aumento anche degli italiani che vanno all'estero: nel 2019 sono stati 120 mila, tremila in più dell'anno precedente. L'unica buona notizia è che in Italia si vive più a lungo: in generale, la speranza di vita al momento della nascita si è allungata di un mese, passando a quasi 81 anni per gli uomini e 85,3 per le donne. Al Sud si abbassa rispettivamente a 80,2 e 84,5, nel Nord est arriva a 81,6 e 85,9, mentre al Centro è di 81,3 per gli uomini e di 85,5 anni per le donne. Il record di sopravvivenza femminile spetta a Trento, con una speranza di vita che arriva a 86,6 anni, livello più alto mai toccato nella storia del Paese per una singola regione. Anche il Mezzogiorno però si aggiudica un primato: nonostante si stia spopolando, i suoi abitanti sono mediamente più giovane rispetto a quelli del Centro-Nord.

 
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