Papa Francesco, un altro giro di vite sugli appalti: gare vietate a imprenditori che evadono le tasse e non pagano contributi

I due nuovi Motu Proprio sono stati elaborati in base al testo della Costituzione Praedicate Evangelium

Martedì 16 Gennaio 2024 di Franca Giansoldati
Papa Francesco, un altro giro di vite sugli appalti: gare vietate a imprenditori che evadono le tasse e non pagano contributi

Se un imprenditore non ha pagato regolarmente i contributi previdenziali dei suoi lavoratori dovrà essere escluso tassativamente dalle gare d'appalto in Vaticano. Non solo. In un lungo elenco contenuto nell'ennesimo Motu Proprio pubblicato per precisare il corretto funzionamento della macchina burocratica curiale, Papa Francesco ha chiarito che le procedure d'appalto escluderanno tutte le aziende che hanno commesso gravi violazioni relative al pagamento di imposte e tasse, se sono inadempienti sulla salute degli operai, se risiedono in paesi con regimi fiscali privilegiati e se sono sottoposte a procedure di liquidazione.

In pratica per gli operatori economici - italiani e stranieri - che in vista del Giubileo pensano di partecipare ai bandi di gara d'Oltretevere i requisiti si sono fatti assai precisi, le maglie sono strettissime. Non sono ammessi conflitti di interessi di sorta, né dichiarazioni mendaci e nemmeno comportamenti irrispettosi per l 'ambiente. Naturalmente vietata la gara anche per gli imprenditori «residenti in Giurisdizioni a rischio elevato di riciclaggio, finanziamento del terrorismo e/o proliferazione delle armi di distruzione di massa, così come individuate dall’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria nello svolgimento della propria attività istituzionale». 

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I due nuovi Motu Proprio sono stati elaborati in base al testo della Costituzione Praedicate Evangelium, la cui pubblicazione un po' affrettata sta necessitando di continuI aggiustamenti al fine di renderla più fluida e chiara. L'oggetto dei nuovi interventi riguarda la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici, il controllo e la trasparenza. Una delle principali preoccupazioni di Bergoglio è quella di limitare al massimo la discrezionalità delle decisioni interne che in passato hanno portato gli appalti alle solite aziende, spesso gestite da parenti e amici di cardinali, di funzionari o monsignori di curia. 

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Bergoglio ha anche stabilito un tetto nella autonomia di spesa dei vari dicasteri, tutti ormai sottoposti al controllo della Segreteria dell'Economia spesso causando  contraccolpi di tipo burocratico, lentezze procedurali con meccanismi che si andavano ad inceppare per la paura dei funzionari di fare errori o sbagliare. «Ciò considerato si stabilisce che l'approvazione va richiesta quando l’atto supera il 2% della cifra risultante dalla media calcolata sul totale dei costi dell’Ente richiedente, così come esso risulta dai bilanci consuntivi approvati relativi agli ultimi tre anni. In ogni caso per gli atti il cui valore è inferiore a € 150.000,00 non si richiede approvazione» si legge in uno dei due Motu Proprio.

Qualora vi fossero dei reclami i provvedimenti vanno rivolti alla Segreteria per l’Economia, l’Ente. E qualora si intenda impugnarli, «si deve presentare alla medesima, entro il termine perentorio di quindici giorni dalla notifica, la richiesta della revoca o della modifica del provvedimento esponendone i motivi. A norma di diritto, l’Ente ha comunque facoltà di ricorrere al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica». 

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