Vertice Berlusconi-Bossi ad Arcore
La Lega: voto a novembre. Pdl cauto

Lunedì 6 Settembre 2010
Silvio Berlusconi e Umberto Bossi (foto Giuseppe Giglia - Ansa)
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ROMA (6 settembre) - Il Pdl torna a chiedere le dimissioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Vertice serale a Villa San Martino, residenza ad Arcore di Silvio Berlusconi, tra il presidente del Consiglio e i determinati alleati leghisti, preceduto in giornata da una serie di incontri con Nicolò Ghedini, Fabrizio Cicchitto e i ministri Franco Frattini e Maria Stella Gelmini.

Intanto il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, è tornato a chiedere le dimissioni del presidente della Camera.

Ad Arcore questa sera sono presenti Berlusconi, con Verdini, La Russa e Ghedini, e Bossi con Calderoli e Maroni. Oltre a loro il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, il governatore del Piemonte Roberto Cota e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. L'orientamento della Lega è per un'accelerazione della crisi.

La Lega ribadisce di essere pronta ad andare al voto di fronte ad uno stallo della maggioranza. Ma Berlusconi vuole verificare il comportamento dei finiani in Aula. La delegazione del Carroccio, stasera avrebbe azzardato l'ipotesi di un voto anticipato a fine novembre, proponendo le date del 27 e 28. «Si tratta solo di un'ipotesi, loro sono più propensi di noi al voto, anche se tutti siamo favorevoli ad andarci se non fosse possibile governare. Ma al momento il Pdl è più favorevole a verificare come stanno le cose in Parlamento», riferisce una fonte del centrodestra. Su questa linea si sarebbe espresso anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni.

La Russa: «Che la Lega spinga per andare al voto anticipato non è un segreto e i giornali sono pieni delle posizioni dei singoli esponenti che non devo scoprire io, ma noi confidiamo che la maggioranza possa andare avanti. Se così non fosse non sarà colpa nostra e siamo pronti al voto», dice il coordinatore nazionale del Pdl e ministro a vertice di Arcore ancora in corso, intervenendo a Linea Notte del Tg3. La Russa ha spiegato che con Berlusconi e la Lega «è in corso una discussione amichevole in cui si valuta cosa è successo, le prospettive di andare avanti, ma anche che se si fosse costretti ad interrompere la legislatura, di andare al voto». Premettendo che «la riunione va avanti», La Russa ha spiegato che quanto detto ieri da Fini «non è importante» in quanto detto «in un comizio. Conteranno invece gli atti parlamentari» aggiungendo infine che con l'ex leader di An «nessuno ha mai parlato di compromesso. Poi Fini è presidente della Camera e non un capo di partito. Semmai è capo di un gruppo e, su questo, lo abbiamo avvertito».

Berlusconi: se sarà crisi, la responsabilità ricada su Fini. Berlusconi è determinato ad evitare che l'eventuale crisi sia imputabile a lui. Chi lo ha incontrato racconta di un premier decisamente deluso dal discorso di Fini, ma intenzionato a guardare avanti. Berlusconi continua a chiedersi come sia possibile che problemi di natura personale stiano trascinando il Paese verso una crisi che di politico secondo lui ha ben poco. Il pericolo che il Cavaliere intravvede è quello di restare con il cerino in mano, nel timore che l'ufficio di presidenza che ha dichiarato l'incompatibilità dell'ex leader di An con il Pdl, faccia apparire il premier come l'autore dello strappo. Circostanza che rischia di penalizzarlo nelle urne.

Ecco perchè, ha detto Cicchitto, lo show down dovrà realizzarsi in Parlamento: tutto dipenderà «da come andranno le cose rispetto al confronto politico parlamentare». Si deve cioè verificare se il sospetto che i finiani intendano solo «logorare» il governo sia fondato. Se così fosse l'unica alternativa sarebbe quella di mettere il gruppo di Fli con le spalle al muro in Aula. Il tema non è stato ancora individuato. L'unica raccomandazione che ha ripetuto Berlusconi ai suoi è stata di evitare argomenti che potrebbero essere utilizzati contro di lui: in sostanza, se rottura sarà, dovrà essere imputabile unicamente a Fini e su un argomento non attinente alle vicende personali del premier (ecco spiegato lo stop al processo breve), ma piuttosto a tematiche che interessino davvero gli elettori.

Il 76% degli italiani ha apprezzato il discorso di Fini. «Quali sono le opinioni degli italiani rispetto all'atteso intervento fatto ieri da Gianfranco Fini a Mirabello? Lo ha verificato per Generazione Italia l'istituto Crespi Ricerche attraverso un panel di individui che ieri hanno visto o ascoltato il discorso e che per il 76% lo ha giudicato complessivamente positivo. Il 63% esprime un giudizio positivo sulle posizioni assunte rispetto al Pdl, Berlusconi e il Governo». Lo scrive il sito di Generazione Italia. «Più tiepida, con un giudizio positivo del 51% degli intervistati, è la reazione rispetto a quanto dichiarato sulla vicenda di Montecarlo che quest'estate ha riempito le pagine dei giornali. La metà del campione si dichiara d'accordo con Fini quando dice che il Pdl non esiste più, anche se il 70% non crede che andrà avanti senza ribaltoni o cambi di campo».

Fini: il Pdl non c'è più. A Mirabello Fini ieri ha definito stalinista la sua espulsione, ma ha poi assicurato: niente ribaltone. Quindi ha proposto un patto di legislatura a tre al premier Silvio Berlusconi e al leader della Lega Umberto Bossi. Governare non può mai, in alcun modo, significare comandare, serve rispetto per il Parlamento, ha detto ancora il presidente della Camera nel discorso di ieri a Mirabello durato circa un'ora e mezzo in cui ha attaccato più volte il presidente del Cosiglio. Fini ha chiesto poi di rispettare tutte le istituzioni, a partire dal Colle e dalle toghe, caposaldo della democrazia. Il presidente della Camera ha definito quindi il garantismo sacrosanto, ma ha anche sottolineato che questo non deve essere "impunità permanente". Sì quindi a uno scudo per il premier, ma no a leggi ad personam.

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni torna a minacciare il voto subito, dopo che ieri il leader della Lega, Umberto Bossi, aveva già detto: «Per Berlusconi la strada è molto stretta: se tutti i giorni deve andare a chiedere i voti a Fini e a Casini per far passare una legge non dura molto».

Un nuovo patto per finire la legislatura? «Un patto di governo c'è già ed è quello preso con le elezioni. Se l'intenzione dei finiani è di continuare ad attuarlo, non c'è problema; ma se invece quel patto viene violato, il problema c'è ed è serio - ha detto Maroni chiudendo le porte a ogni ipotesi di un nuovo accordo - L'intervento di Fini apre tanti scenari. Una fine traumatica della maggioranza con immediato ricorso alle urne o un proseguimento della legislatura con un patto che, e su questo sono d'accordo con Umberto Bossi, che però c'è già». Quanto all'ipotesi di votare in primavera Maroni ha sottolineato che il Viminale «è sempre pronto per il voto», ma solo se, ha concluso, ci sono «le condizioni» e cioè «se e quando il presidente della Repubblica deciderà».

Bersani: Berlusconi vada al Quirinale. «Qualsiasi ennesimo tentativo di coprire la situazione con pezze a colori non potrebbe nascondere la crisi politica del centrodestra. Il rischio vero che abbiamo davanti è che questa crisi la paghi il Paese, a fronte di politiche di governo fino a qui inefficaci e da domani completamente impotenti. Meglio prendere la strada maestra e riconoscere la crisi politica, affidandosi come la Costituzione richiede al Presidente della Repubblica e al Parlamento», dice il segretario del Pd a proposito dell'incontro di questa sera tra Berlusconi e Bossi e della riunione del Pdl di domani.

Rotondi:«Nessuno ci ha consultato nemmeno oggi. Le agenzie di stampa e i tg dicono che il premier ha consultato i fedelissimi, per ora prendiamo atto di non essere tra questi. Intanto loro fanno i vertici e fanno chiacchiere ed io preparo le elezioni con i miei», dice il ministro, che oggi ha sentito il sottosegretario Giovanardi, il governatore Caldoro e i parlamentari Dc/Psi.

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Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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