Decreto Cura Italia, il Parlamento cerca il modo per varare il provvedimento ai tempi del Coronavirus

Mercoledì 18 Marzo 2020 di Alberto Gentili
L'aula del Senato
Fino a notte fonda Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia, e la Ragioneria generale hanno lavorato al testo del decreto "Cura Italia". «Si stanno facendo gli ultimi ritocchi, si sta controllando articolo per articolo, comma per comma, per evitare errori formali», facevano sapere nella tarda serata di ieri da palazzo Chigi, mentre Giorgia Meloni e Matteo Salvini attaccavano il governo per il ritardo nella pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento. Poi, dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella apposta all'una di notte, è arrivato il via libera  con un'edizione straordinaria della Gazzetta.

Di straordinario non c'è solo questo. C'è un testo di 127 articoli che stanzia 25 miliardi (come una manovra economica) per la lotta al Covid-19 e per tentare di lenire i danni economici e sociali dell'epidemia. E c'è un percorso parlamentare di approvazione del provvedimento minacciato al virus. Oggi i capigruppo del Senato si riuniranno nell'aula di palazzo Madama (in modo da garantire la distanza di sicurezza tra i vari componenti) per decidere come riuscire a garantire l'esame e l'approvazione del decreto in presenza di parlamentari contagiati o in quarantena. 

Sul tappeto ci sono varie ipotesi. Il presidente della Camera, Roberto Fico, propone una commissione speciale (se ne insedia sempre una a inizio legislatura per esaminare gli atti del governo) che supplisca le commissioni permanenti e lasci all'Aula il via libera finale. C'è chi propone di trasformare il decreto in un disegno di legge, in modo da permettere alle commissioni competenti (Bilancio etc.) di approvare il provvedimento in sede legislativa, senza passare dall'Aula dove la presenza contemporanea di tanti parlamentari non garantirebbe il rispetto delle regole di sicurezza anti-virus. Altro scenario, per abbreviare i tempi e ridurre il numero di riunioni, è accorprare il nuovo decreto a quello del 2 marzo e farli viaggiare insieme a tappe forzate. 

Al momento, di sicuro c'è però soltanto che il Parlamento non intende abdicare al suo ruolo. Così come sono stati lasciati aperti i negozi che garantiscono i generi essenziali, così le aule parlamentari non possono chiudere per virus. Sono in gioco le regole e l'essenza stessa democrazia rappresentativa. Non si può chiedere a medici,  infermieri e farmacisti di affrontare l'epidemia e lasciare tutti i parlamentari al sicuro a violando le procedure legislative previste dalla Costituzione. Insomma, il lavoro di esame del "Cura Italia" sarà ridotto all'osso, ma non cancellato. Un "suggerimento" in questo senso è arrivato dal Quirinale.
 
Ultimo aggiornamento: 12:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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