ROMA La crisi latente della maggioranza è destinata ad accompagnarci per il resto della legislatura. Non c’era un clima diverso tra gli alleati del precedente governo, ed è probabile che anche in futuro sarà così data la tendenza dell’elettore italiano a scomporsi in decine di sigle e partitini che poi faticano a trovare una sintesi quando sono chiamati a governare.
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Malgrado le tensioni ieri qualche passo in avanti la maggioranza l’ha fatto. Soprattutto al tavolo delle riforme istituzionali anche se sui giornali di oggi - se ne lamenta nel suo blog Stefano Ceccanti - non c’è ne è traccia. L’intesa raggiunta è in linea con l’accordo siglato dalla maggioranza prima del quarto e ultimo voto sul taglio dei parlamentari.
Prima del referendum del 29 marzo verrà votato nell’aula del Senato la legge che allinea l’elettorato attivo e passivo. Anche i diciottenni potranno eleggere i senatori e a 25 anni si potrà diventare senatori.
Sempre prima del referendum di fine marzo, in Commissione Affari costituzionali di Montecitorio verrà votata la legge elettorale proporzionale e la riforma costituzionale che riduce il numero dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica e supera la base regionale per l’elezione dei senatori.
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