Cancellato dalla politica italiana alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, Luigi Di Maio ora avrà una seconda vita istituzionale negli organi comunitari.
Quella che sarà ricoperta da Di Maio è una nuova figura che, al pari di quanto avviene in altre regioni o paesi specifici, promuoverà relazioni politiche e interessi dell'Unione europea con i paesi del Golfo arabo. Un ruolo attivo tanto negli sforzi di consolidare la pace, stabilità e stato di diritto (mai scontato a quelle latitudini), quanto nel favorire interscambi commerciali e delicati equilibri politici (basti pensare al Qatargate). Sarà cioè “voce” e “volto” di Bruxelles in una regione chiave che include Bahrein, Kuwait, Iraq, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Per l'ex ministro degli Esteri sarà tutt'altro che semplice. Anche perché è nota l'importanza assegnata in questi Paesi a decoro politico, rispetto delle reciproche tradizioni e posizioni, e relazioni personali. Tant'è che le resistenze anche solo alla presenza di Di Maio tra i candidati sono state fortissime (gli altri erano il greco Dimitris Avramopoulos, il cipriota Markos Kyprianou e lo slovacco Jan Kubis) e non solo per il passato barricadero di "Giggino" tra le fila del Movimento 5 stelle ma anche perché l'ex inquilino della Farnesina non è molto apprezzato da emirati e sauditi perché appose la sua firma - non senza polemiche - sullo stop alla vendita dei missili a entrambi paesi quando gli Emiri si erano già sfilati dal conflitto in Yemen. Una mossa che causò un disastro diplomatico (con tanto di chiusura delle basi italiane negli emirati) che è rientrato solo con la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a maggio 2022 e con quella di Giorgia Meloni poche settimane fa.
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