Sbarchi senza tregua a Lampedusa e anche in Calabria (150 arrivati oggi). La Ocean Viking incrocia a venti miglia da Linosa dopo avere chiesto invano un porto ad Italia e Malta. Il premier Giuseppe Conte torna a chiedere «un meccanismo automatico» per la distribuzione di chi giunge via mare. Anche i cosiddetti «economici», puntualizza in riferimento ai non richiedenti asilo. Il tema sarà in agenda al vertice di lunedì a La Valletta tra i ministri dell'Interno di Italia, Malta, Francia, Germania e Finlandia (Paese presidente dell'Ue). Intanto, la procura di Catania ha chiesto l'archiviazione per l'ex ministro Matteo Salvini, in relazione al reato di sequestro di persona per il blocco della nave Gregoretti della Guardia Costiera.
Migranti, Conte: «Continua linea dura dell'Italia, non possiamo tenerli tutti»
Il tribunale dei ministri deciderà entro 90 giorni.
Proprio questo «meccanismo» è al centro delle trattative. Si tratterebbe in pratica di trasferire automaticamente in Paesi disponibili, secondo quote stabilite in partenza, i migranti salvati. Con Salvini ministro la richiesta del Governo era quella di ruotare anche i porti di sbarco tra gli Stati. Francia e Germania sono però sempre state ferme sulla linea che l'approdo avvenga nel porto più vicino. Il punto sul quale il nuovo esecutivo intende ora battagliare è la ripartizione anche dei migranti economici. «Nel tete à tete con Macron - ha spiegato il premier - il tema è stato al centro della nostra discussione. Non gli darò tregua. La Germania ha dato grandi aperture. Dobbiamo avere un meccanismo automatico che si applichi subito». Sul piatto Parigi e Berlino hanno messo ognuno la disponibilità a farsi carico del 25% degli sbarcati, ma solo se richiedenti asilo. Conte non intende cedere. «La linea dura - ha sottolineato - è nell'interesse di tutti in Europa, quindi noi non possiamo essere il primo approdo di chiunque. Uno Stato sovrano decide lui chi entra, come e quando». E se Bruxelles rimane sorda, l'Italia potrebbe esercitare il diritto di veto sui dossier. «Sì, lo può fare», ha assicurato il presidente. L'obiettivo è allargare il gruppo, ancora poco nutrito, dei 'volenterosì che intendono partecipare al meccanismo. Ma accanto alla ripartizione di chi arriva, c'è la partita dei rimpatri per i migranti economici, la grande maggioranza di chi sbarca in Italia. Come i tunisini: 1.758 giunti nel 2019, la nazionalità più numerosa. Con Tunisi c'è un accordo per rimpatriarne 80 a settimana. Servirebbe aumentare la quota. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato un viaggio a Tunisi per spingere sul tema. Sicuramente un aiuto sul dossier non arriverà dal blocco dei Paesi Visegrad. «L'Ungheria - ha sostenuto il premier Viktor Orban - è pronta ad aiutare l'Italia ma non possiamo far entrare i migranti, diciamo no alle quote di redistribuzione». E Salvini attacca: «gli sbarchi sono triplicati rispetto al periodo precedente. Gli italiani non meritano i porti riaperti». Per il segretario dem Nicola Zingaretti «Italia e Ue devono andare in Libia e non illudersi che l'unico modo per affrontare il problema dei migranti sia dire 'porti chiusì e fare campagna elettorale».
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