Berlusconi, Clemente Mimun: «Mi telefonò due giorni prima della morte e mi chiese “come stai?”»

Il ricordo del giornalista e conduttore televisivo: "Chissà se uomini così ce ne sono molti. Io ne dubito!"

Sabato 17 Giugno 2023 di Clemente Mimun
Berlusconi, Clemente Mimun: «Mi telefonò due giorni prima della morte e mi chiese “come stai?”»

Silvio Berlusconi mi ha telefonato due giorni prima della sua morte.

Lui con voce flebile: "Come stai? Tua moglie? I ragazzi? E' tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa?" E io: "Si ho bisogno che ti riposi, ti rilassi e che ci si veda presto con te in forze". Alla fine della telefonata ero cupo, consapevole che, probabilmente, non l'avrei piu' sentito. E ho immaginato che Berlusconi avesse cominciato a chiamare tutti i suoi amici per congedarsi. Per questo mi sono sentito crescere una terribile angoscia e una grande tristezza. Avevo previsto un fine settimana di due-tre giorni in Umbria nelle quiete di casa Mogol, ma dopo neanche una giornata e mezza, ho deciso di rientrare a Roma, al tg5: troppa inquietudine. E purtroppo la mia senzazione si e' rivelata giusta. 

Silvio Berlusconi, a chi andrà l'eredità?

Il ricordo

La notizia della sua morte mi ha colpito profondamente, ho avvertito tristezza e un grande vuoto, quel che capita a chi perde un amico caro. Eppure Berlusconi e' stato a lungo il mio editore, poi un politico di successo,il Presidente di un Milan che ha anche scippato uno scudetto alla mia Lazio, oltre a comprare - ma salvando la societa' del mio cuore - dai biancocelesti Alessandro Nesta, uno dei migliori difensori del mondo. Ma siamo diventati presto amici, anche se ho sempre mantenuto un atteggiamento di rispetto nei suoi confronti. Berlusconi - lo hanno ammesso tutti - era uomo che accorciava le distanze, faceva prevalere il rapporto umano,era profondamente buono,educato e gentile. E poi nei momenti di difficolta' degli altri c'era eccome. Non tanto per le sue disponibilita' economiche, ma perche' si interessava davvero ai problemi degli altri, consigliava e sapeva infondere coraggio.

 

Capitò con un giovane giornalista del tg5, condannato a pochi mesi di vita a causa di un male incurabile.Io pensai di liberarlo dall'impegno quotidiano,per farlo stare accanto alla moglie e alla sua famiglia. Lo raccontai al Presidente che mi disse:fammi chiamare,o digli di venirmi a trovare quando vuole. Lo incontro' e lo invito' a continuare a darsi da fare per non farsi schiacciare dalla tristezza e dall'angoscia. Lui, si chiamava Matteo Mastromauro, gli diede ascolto, non mollo' e riusci' a vivere altri quattro anni, invece dei pochi mesi previsti dai medici. Prevalse la forza di volonta'.

Io stesso fui confortato da Berlusconi nel momento piu' difficile della mia vita.Nel 2012 un ictus mi mise al tappeto. Non parlavo, farfugliavo. Avevo la bocca storta e un occhio mezzo chiuso e, soprattutto, non potevo camminare, avendo tutta la parte sinistra del corpo paralizzata. Dopo sei giorni di coma indotto, al mio risveglio, chiamai Marinella (la storica assistente di Berlusconi) e le chiesi di farmi parlare col Presidente. Era in mezzo ad una riunione di governo molto delicata, ma, poiche' avevo detto che era urgentissimo, mi rispose.Gli raccontai quel che mi era capitato e lo pregai di sostituirmi al telegiornale, perche' avevo di fronte una lunga ed incerta convalescenza. Replico': “cerco di venirti a trovare domani”.

Puntuale come un orologio svizzero, preceduto da un solo agente di scorta in borghese, lui, vestito con una semplice tuta e un paio di sneakers piombo' nella mia stanza e chiese al presidente della clinica Santa Lucia di convocare una riunione dei neurologi e fisioterapisti che mi avrebbero seguito. Ascolto' la diagnosi e dispenso' una serie di consigli ai medici. Primo suggerimento tra tutti: non limitarsi a tre ore di fisioterapia alla settimana, ma ad almeno un'ora al giorno dal lunedi al sabato. E cosi' fu, non solo per me, ma per tutti i ricoverati, che ne trassero, naturalmente, un gran giovamento. Finita la riunione provo' a riaccompagnarmi in stanza,ma fu assalito da una moltitudine di persone che chiedevano selfie ed autografi. Gentilmente declino' ogni invito ("per favore no, sono venuto a trovare un amico, non a fare campagna elettorale"), ma non pote' sottrarsi alla preghiera dei molti che chiedevano di andare a salutare i loro congiunti malati.

Il giro duro' un'ora e mezza. Berlusconi carezzo' e conforto' vecchi e giovani vittime di guai neurologici o di incidenti spaventosi. Poi mi riaccompagno' in stanza. Gli chiesi di nuovo di sostituirmi alla direzione del tg5,per potermi dedicare completamente alla riabilitazione. Lui usci' dalla stanza fece una telefonata e 10 minuti dopo arrivo' un impiegato mediaset con un personal computer dotato di telecamera. Berlusconi lo mise su un tavolino e mi disse: "le riunioni puoi farle anche da qui',buon lavoro e fatti sentire". Chissa' se uomini cosi' ce ne sono molti. Io ne dubito!

Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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